Mania disforica: sintomi depressivi e psicosi maniacale
Come sopravvivere alla co-presenza di depressione ed episodi maniacali? Come gestire il “caos” della mania disforica o dei cosiddetti stati misti?
Esistono diversi tipi di disturbi dell’umore, e uno tra questi, che spesso richiama l’attenzione clinica è il cosiddetto stato misto o mania disforica.
Si tratta di una sotto-categoria dei disturbi dell’umore, detta anche mania agitata, ed è determinata da una combinazione di depressione e mania allo stesso tempo.
Da un punto di vista descrittivo consiste nel presentare depressione e nello stesso tempo uno stato maniacale, senza i picchi di mania o euforia.
I sintomi possono includere tristezza, depressione e irritabilità, anedonia, ossia diminuzione di interesse o piacere verso qualunque attività, rallentamento psicomotorio o agitazione, senso di inutilità e di disperazione, pensieri negativi e distorsioni cognitive, pensieri ricorrenti di morte e suicidio, accompagnati da una loquacità eccessiva, deragliamento del pensiero, aumento dei comportamenti a rischio e ridotto bisogno di dormire.
I trigger possono includere mancanza di o interruzione nel sonno e utilizzo di farmaci come antidepressivi . Possono contribuire al disturbo un cambiamento di routine, come la dieta, l’uso di alcool o droghe e ulteriori fattori di stress.
Lo stato misto è molto difficile da trattare, ma risulta necessario e importante farlo, perché espone il soggetto a gravi rischi per la propria salute; può essere richiesto il ricovero, in particolare se il soggetto ha messo in atto tentativi di suicidio.
Il trattamento è variabile e può includere stabilizzatori dell’umore e/o antipsicotici atipici; la sola assunzione di antidepressivi potrebbe anche peggiorare la situazione.
La gestione di tale disturbo è alquanto particolare e problematica, infatti il trattamento non riguarda solo l’assunzione di farmaci ma anche l’evitamento di alcool e droghe, l’eccesso di caffeina e tabacco, cercare di riposare in maniera più efficace, seguire una dieta sana, fare esercizio fisico, evitare l’isolamento e coltivare i rapporti sociali con amici e familiari.
In base alle esigenze, a volte, si può richiedere l’ospedalizzazione dei pazienti.
Quando subentra uno stato misto, o mania disforica, il mondo appare grigio, scuro e torbido, senza alcuna speranza di cambiare o migliorare, la vita sembra così perdere significato.
Fisicamente si avverte un senso di pesantezza e spossatezza, che determina una difficoltà a muoversi; la fatica è enorme e il sonno sembra non arrivare mai, ma ciò non risulta importante, soprattutto se sono già diversi giorni che non si riesce a dormire.
Di notte possono subentrare stati di eccitamento improvvisi che, nonostante la stanchezza, spingono il soggetto a riordinare i libri posti sullo scaffale o dipingere le pareti anche di colori diversi.
I pensieri tendono a essere sempre negativi e metaforicamente sembra che nella testa si stia abbattendo una “tempesta” che genera una forte irritabilità verso tutto e tutti, nonché una costante agitazione.
I soggetti tendono a muoversi e camminare più lentamente, ma il flusso di parole e pensieri sono invece accelerati, anche se non riescono a rendersene conto. Si avverte così un senso di estraneità verso se stessi.
A volte possono camminare a ritmo continuo e senza sosta, altre volte possono invece restare seduti nello stesso posto per ore.
La complessità sintomatologica insita in tale disturbo necessita pertanto di un intervento integrato, perché anche se l’individuo non è in grado di controllare la situazione quando si manifesta l’episodio, si può certamente apprendere come intervenire prima e dopo la manifestazione dello stesso.
È ovviamente essenziale uno psichiatra di grande esperienza per la prescrizione farmacologica; è inoltre necessario uno psicologo clinico per un intervento di sostegno.
Dal punto di vista farmacologico è importante seguire le prescrizioni mediche e non fermarsi solo perché si avverte un maggiore senso di benessere.
Ciò che si può fare in anticipo è quello di creare un “accordo trattamentale” con i propri “curanti” in modo tale da sapere chi poter contattare dinnanzi ai segnali di pericolo o in caso di cambiamento improvviso. Questo ovviamente consente un intervento precoce che può fare la differenza.
Amici e familiari di persone con disturbo bipolare dovrebbero essere di supporto ed essere consapevoli delle alterazioni insite nel disturbo, in modo tale da poter richiedere assistenza se compaiono segnali di pericolo o suicidio.
Dal punto di vista psicoterapeutico, ciò che risulta complesso è l’avvio della terapia sia per la presenza di depressione che della mania.
Nella depressione la persona è fortemente demotivata, priva di interessi e manca di energie, operando così un disinvestimento sia dagli oggetti esterni che dalla realtà.
Nella mania, invece, la natura stessa della posizione difensiva maniacale porta al diniego di qualunque problematica psicologica.
La terapia dovrebbe quindi essere inizialmente supportiva per favorire un processo di integrazione, strutturazione e rafforzamento dell’Io; nella depressione si aggiunge anche l’obiettivo di ripristinare le energie per convogliarle verso elementi esterni.
Oltre ad un approccio psicoterapeutico di tipo psicodinamico, a volte, per questi disturbi, può essere utilizzato un approccio sistemico familiare, in quanto spesso il soggetto appare solo come l’elemento vulnerabile del sistema che ha sviluppato il sintomo, ma che ha il compito di mantenerlo ad un livello più complesso, quale appunto la famiglia.
Solo trasformando le regole del sistema in termini di maggiore funzionalità può essere possibile un cambiamento del paziente insieme agli altri membri della famiglia.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)