Mettersi nei panni dell'altro: l'empatia
Quali sono le differenze tra l'empatia emotiva e cognitiva? Si può coltivare l'empatia?
L'empatia è un concetto ampio con cui si fa riferimento alle reazioni cognitive ed emotive di un individuo in risposta alle esperienze osservate in un altro.
Avere empatia incrementa la probabilità di aiutare gli altri e di mostrare compassione.
Secondo il Greater Good Science Center, un istituto di ricerca che studia la psicologia, la sociologia e le neuroscienze del benessere,“l'empatia è un blocco di costruzione morale che aiuta le persone a mettersi nei panni degli altri”.
“E' anche un ingrediente chiave delle relazioni di successo perchè ci aiuta a comprendere le prospettive, i bisogni e le intenzioni degli altri”.
Sebbene possano sembrare simili, vi è una chiara distinzione tra empatia e simpatia. Secondo Hodges e Myers, nell'Enciplopedia della Psicologia Sociale, “l'empatia è spesso definita dalla comprensione dell'esperienza altrui in una determinata situazione: una comprensione dell'esperienza dell'altro come se la si stesse vivendo in prima persona, pur senza esperirla direttamente. Viene sempre mantenuta una distinzione tra sé e gli altri. La simpatia, al contrario, implica l'esperienza di essere mossi da qualcosa o di rispondere in sintonia con un'altra persona”.
Empatia emotiva e cognitiva
I ricercatori distinguono tra due tipologie di empatia. Soprattutto nella psicologia sociale, l'empatia può essere classificata come una risposta emotiva o cognitiva. L'empatia emotiva consiste di tre componenti separate, come affermano Hodges e Myers.
“La prima è legata al sentire la stessa emozione dell'altro... la seconda componente, l'angoscia personale, si riferisce ai propri sentimenti di angoscia in risposta alla difficile situazione di un altro. La terza componente, quella della compassione per un'altra persona, è quella maggiormente associata con lo studio dell'empatia in psicologia”, hanno spiegato gli autori.

È importante notare che i sentimenti di angoscia associati all'empatia emotiva non riflettono necessariamente le emozioni dell'altra persona.
Hodges e Myers notano che, mentre le persone empatiche si sentono angosciate quando qualcuno cade o si fa male, non sperimentano certamente lo stesso dolore fisico.
Questo tipo di empatia è particolarmente rilevante quando si tratta di discussioni sul comportamento umano compassionevole. Esiste una correlazione positiva tra sentimento empatico ed essere disposti ad aiutare gli altri.
“Molti dei più nobili esempi di comportamento umano, incluso l'aiuto verso estranei o persone stigmatizzate, si pensa abbiano radici empatiche”, secondo Hodges e Myers.
Rimane il dibattito sul fatto che l'impulso ad aiutare si basi sull'altruismo o sull'interesse personale.
Il secondo tipo di empatia è l'empatia cognitiva. Questa si riferisce al modo in cui un individuo può percepire e comprendere le emozioni di un altro.
L'empatia cognitiva, nota anche come accuratezza empatica, implica “avere una conoscenza più completa e accurata dei contenuti della mente di un'altra persona”, proseguono gli autori.
L'empatia cognitiva è più come un'abilità: gli umani imparano a riconoscere e comprendere lo stato emotivo degli altri come un modo per elaborare le emozioni ed il comportamento. Mentre non è chiaro esattamente come gli umani sperimentino l'empatia, vi è un crescente corpo di ricerca sull'argomento.
Come empatizziamo?
Gli esperti nel campo delle neuroscienze sociali hanno sviluppato due teorie nel tentativo di ottenere una migliore comprensione dell'empatia.
La prima, denominata Teoria della Simulazione (Simulation Theory), “propone che l'empatia sia possibile perchè vediamo un'altra persona vivere un'emozione, stiamo simulando o rappresentando la stessa emozione in noi stessi per come la conosciamo”.
Vi è anche una componente biologica in questa teoria. Gli scienziati hanno rintracciato l'attivazione di “neuroni specchio” che si accendono quando gli umani osservano e sperimentano le emozioni.
Vi sono anche parti del cervello nella corteccia prefrontale mediale - responsabile dei processi di livello più alto di pensiero – che mostrano una sovrapposizione dell'attivazione sia per i pensieri focalizzati su sé stessi che pensieri focalizzati sugli altri.
Alcuni esperti ritengono che l'altra spiegazione scientifica dell'empatia sia in completa opposizione alla teoria della simulazione.
È infatti la Teoria della mente, la capacità di capire cosa un'altra persona sta pensando e sentendo basandosi su regole legate a come si dovrebbe pensare o sentire in una data circostanza.
Questa teoria suggerisce che gli umani possono usare i processi di pensiero cognitivo per spiegare lo stato mentale degli altri. Secondo questa teoria sul comportamento umano, gli individui possono prevedere o spiegare le azioni degli altri.
Sebbene non vi sia un chiaro consenso, è possibile che questo processo coinvolga sia risposte automatiche e dinamiche sia ragionamenti concettuali appresi.
A seconda della situazione, possono essere attivate una o entrambe le risposte empatiche.
Coltivare l'empatia
L'empatia sembra avere alcune radici nell'evoluzione. Infatti, “le forme elementari di empatia sono osservate nei nostri parenti primati, nei cani e persino nei ratti”, afferma il Greater Good Science Center.
Da una prospettiva evolutiva, gli umani iniziano a mostrare segni di empatia nelle interazioni sociali durante il secondo ed il terzo anno di vita.
Secondo l'articolo di Jean Decety ,“esistono prove convincenti che promuovono il comportamento sociale nella prima infanzia. Neonati di appena 12 mesi di età sono capaci di confortare qualcuno che è vittima di disagio, e dai 14 ai 18 mesi di età, i bambini mostrano tale comportamento in modo spontaneo, senza andare alla ricerca di una ricompensa”.
Mentre le influenze ambientali e genetiche consentono ad una persona di entrare in empatia, secondo i ricercatori, tendiamo ad avere lo stesso livello di empatia per tutta la vita, senza alcun declino legato all'età.

Indipendentemente dall'età, l'empatia è stata associata con un benessere positivo e maggiori capacità relazionali.
I fattori sociali e culturali influenzano fortemente dove, come e a chi manifestiamo empatia. È un qualcosa che si sviluppa nel tempo ed in relazione al nostro ambiente sociale, fino a diventare una risposta così complessa che è difficile riconoscere l'origine in risposte semplici, come la mimica del corpo o il contagio emotivo.
Psicologia ed empatia
Nel campo della psicologia, l'empatia è un concetto centrale. Dal punto di vista della salute mentale, quelli che hanno alti livelli di empatia hanno maggiori probabilità di funzionare bene nella società.
L'empatia è vitale per costruire relazioni interpersonali di successo nell'unità familiare, amicale, sentimentale, lavorativa e così via.
La mancanza di empatia, quindi, è una delle condizioni del disturbo di personalità antisociale e del disturbo narcisistico di personalità.
Inoltre per i professionisti della salute mentale come gli psicologi e psicoterapeuti, avere empatia per i propri clienti è una parte importante per un trattamento di successo.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro