Nella cura del dolore cronico la ricerca fa un altro passo in avanti
I ricercatori dell’ Ohio State University Wexner Medical Center hanno dimostrato che i pazienti con dolore cronico possono ridurre la loro risposta emotiva al dolore attraverso la stimolazione del midollo spinale.
I ricercatori all’Ohio State's Neurological Institute hanno condotto uno studio su 10 pazienti, che convivevano con un dolore cronico grave alle gambe. Per tentare di ridurre il dolore percepito, fu impiantato loro uno stimolatore attraverso la colonna vertebrale, fino a raggiungere e sollecitare il midollo spinale.
I risultati di questo studio, pubblicati sul giornale “Neuromodulation: Technology at the Neural Interface” a cura della International Neuromodulation Society, vanno al di là di quelli ottenuti dalle ricerche precedenti, le quali collimavano con i concetti derivanti dalla Teoria della neuromatrice del dolore, secondo la quale la sua percezione varia a seconda delle influenze cognitive, emotive e sensoriali che si manifestano nel soggetto.

“Il nostro studio, all’inizio, forniva degli approfondimenti sul ruolo delle reti cerebrali coinvolte nelle risposte emotive nell’alleviare il dolore cronico”, ha raccontato il Dr. Ali Rezai, direttore del Center for Neuromodulation.
“Usando la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI), abbiamo potuto localizzare le aree del cervello coinvolte nella percezione e modulazione del dolore”, ha spiegato il Dr. Milind Deogaonkar, neurochirurgo dell’ Ohio State e specializzando in Neuromodulazione. “Se riusciamo ad individuare quelle reti neurali che sono implicate nella patofisiologia del dolore, allora possiamo sviluppare nuove terapie per gestire il dolore cronico persistente”.
Dai dati disponibili, un ruolo chiave sembrerebbe essere svolto dalla cosiddetta Connettività Funzionale Intrinseca (o Default Mode Network - DMN), ovvero quella rete neurale che si attiva quando il cervello, e le capacità cognitive, sono “a riposo”. Essa, infatti, risulta essere importante nei pazienti con condizioni dolorose croniche e ciò implica un impatto maggiore di queste sulle aree che vanno al di là della percezione del dolore, quindi sugli aspetti cognitivi ed emozionali dell’esperienza patologica soggettiva.

“Grazie al nostro studio, siamo i primi a mostrare che la stimolazione terapeutica del midollo spinale in coloro che soffrono di dolore cronico può ridurre la connettività e l’elaborazione emozionale in certe aree del cervello”, ha aggiunto il Dr. Ali Rezai. "Essere capaci di modulare le connessioni tra le aree del cervello coinvolte nelle emozioni e quelle collegate alle sensazioni, potrebbe essere un mezzo importante per dar sollievo dal dolore grazie alla stimolazione del midollo spinale”.
Fonte: sciencedaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)