Paura ed evitamento, superare gli attacchi di panico.
Cos'è la PAURA? Un’emozione che serve a preparare l’organismo, ad affrontare un pericolo.
Il panico vero e proprio viene raggiunto focalizzando l’attenzione sui propri stati interni fisiologici in reazione alla paura.
Gli attacchi di panico sono comunemente descritti come un’improvvisa manifestazione di ansia o una rapida escalation di quella solitamente presente.
I sintomi cognitivi dell’attacco sono tipicamente rappresentati da paura, terrore, sensazione di morte, timore di perdere il controllo.
A ciò si associano sintomi quali palpitazioni, dolore toracico, sensazione di soffocamento, vertigini, vampate di calore, brividi, tremori e sudorazione. In circa un terzo dei casi si manifestano anche fenomeni psicosensoriali quali depersonalizzazione e derealizzazione, ipersensibilità agli stimoli luminosi o acustici intensi e modificazione percettiva delle distanze.
Le manifestazioni comportamentali sono meno comuni e spesso la crisi passa inosservata ai presenti poiché il soggetto cerca di nasconderla. Talora però il paziente interrompe l’attività in corso e si allontana, cercando di raggiungere un luogo sicuro.
Il tipico esordio del disturbo di panico si presenta con la comparsa di un attacco maggiore, di notevole intensità, durante situazioni di routine; spesso si tratta di un attacco “a ciel sereno” in situazioni che solo successivamente possono diventare oggetto di evitamento.
Gli eventi di separazione da una persona cara e di perdita di importanti relazioni possono essere correlati all’esordio; così come fatti addirittura positivi (allontanamento dalla casa famiglia di origine, nascita di un figlio, assunzione di un nuovo incarico professionale).
Nella fase iniziale della malattia gli attacchi, vengono lentamente accompagnati dal persistere di uno stato di paura ed ansietà associato a sintomi neurovegetativi.
Questa condizione può prendere forma come “paura della paura” ossia la paura relativa alla possibilità che possa verificarsi nuovamente un attacco in situazioni difficili.
Tale paura porta spesso ad evitare le situazioni ritenute “a rischio”: l’ansia anticipatoria, determinata dal timore che gli Attacchi di Panico possano ripetersi, può infatti raggiungere un’intensità tale da essere fonte di marcata sofferenza soggettiva e da determinare una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo ed affettivo, limitando così la libertà e lo stile di vita.
Mentre l’Attacco di Panico ha un’insorgenza improvvisa e dura pochi minuti, l’ansia anticipatoria cresce lentamente ed ha una durata anche di molte ore. Inoltre è possibile ridurla o controllarla allontanandosi dalla situazione ansiogena o cercando rassicurazione da una persona di fiducia. L’Attacco di Panico, invece, quando comincia non può più essere bloccato e sfugge ad ogni controllo quando il meccanismo è innescato.
L’evitamento è, dunque, un fattore di mantenimento dell’attacco di panico perché limita la possibilità del soggetto di provare ansia e di scoprire che questa non porta alla catastrofe. Si entra così in un circolo vizioso in cui il soggetto più pensa alla propria condizione, più sta male e difficilmente riesce a vedere uno spiraglio di guarigione.
USCIRE DAL PANICO E' POSSIBILE: la terapia cognitivo comportamentale è un valido strumeno attraverso cui è possibile modificare i pensieri disfunzionali, quelli che generano paura ed evitamento.
Allo stesso tempo permette, di controllare le risposte emotive e di modificare le risposte di fuga ed evitamento. La persona apprende così stili di coping più funzionali in situazioni prima interpretate come ansiogene, non fugge e non le evita, sperimentandosi ed accrescendo così il proprio senso di autoefficacia.
Si torna così ad essere di nuovo liberi ricordando, l’esperienza fatta, come una parte del percorso della propria vita.