Per avere una vita più salutare in città bisogna connettersi con la natura.
Alcuni studiosi spiegano l’importanza della natura per la nostra salute psicofisica.
La città moderna è un posto dove un insieme vivace di idee, immagini, suoni ed odori si mescola, per produrre creatività, espressività ed innovazione.
Siamo attirati da questa globalità, dalla possibilità di essere sempre connessi e dal cibo delizioso.
In poche parole, la società si sintonizza con il pulsare della città.
Ma a quale costo?
Questo è l’argomento esplorato in un recente articolo, pubblicato su “Science”. I suoi autori hanno discusso, in particolare, la crescente tensione tra il ruolo, discutibilmente necessario, che le aree urbane giocano nella società, e gli aspetti paralizzanti, se non debilitanti, delle città, le quali disconnettono gli uomini dal mondo naturale.
“I bambini nelle grandi città cresceranno senza aver mai visto le stelle. Potete immaginare cosa vorrebbe dire non potere avere, nella vostra vita, l’opportunità di camminare sotto l’immensità di un cielo pieno di stelle e provare tutte le sensazioni di meraviglia e timore che questo ispira?” ha commentato il Dr. Kahn, professore nell’UW’s Department of Psychology and School of Environmental and Forest Sciences. “Se costruiamo città sempre più grandi, non riusciremo a vedere con quale entità e quanto velocemente stiamo compromettendo la nostra connessione con la natura, soprattutto quella selvaggia, fonte della nostra esistenza”.
Il Dr. Kahn, che dirige l’Human Interaction with Nature and Technological Systems Lab all’UW, vorrebbe dimostrare, con le sue ricerche, il peso emotivo e mentale che le città possono avere sulle persone. Le malattie mentali ed i Disturbi dell’Umore, infatti, sono più comuni nelle aree urbane e, nonostante ci siano diversi altri fattori a contribuire in tal senso, il ridotto accesso alla natura è una causa importante, ha aggiunto lo studioso, il quale ha, poi, spiegato come gli abitanti della città, sempre più dense, possano avere pochi o nessun contatto con il mondo naturale nelle loro vite quotidiane. Questo vuoto starebbe producendo l’ “amnesia ambientale generazionale”, termine coniato dallo stesso Dr. Kahn per descrivere come ciascuna generazione crei una nuova idea di cosa sia la norma, riguardo il loro ambiente, sulla base delle esperienze nell’infanzia.
Se, per esempio, un bambino non ha mai strisciato per terra, potendo, così, vedere diverse bestioline, o non ha mai allungato il collo verso la chioma estesa di un vecchio abete, da adulto potrebbe non accorgersi se le foreste sono in degrado o se certe specie hanno bisogno di protezione.
Gli autori hanno scritto: “Questo aiuta a spiegare l’indifferenza verso i problemi ambientali; le persone non avvertono la loro urgenza o la loro portata perché la base esperienziale è cambiata”.
Quindi, secondo quanto argomentato dagli autori, concentrare le persone nelle città può avere serie conseguenze per le generazioni future.
Una volta presa consapevolezza di tale realtà, come rimediarvi?
Ci sono degli step che le città possono fare per introdurre la natura nel centro urbano, come, ad esempio, richiedere strutture, che hanno finestre che si aprono per far entrare l’aria fresca e la luce naturale; incorporare più giardini sul tetto ed agricoltura urbana; oppure creare spazi, all’interno ed intorno alle strutture, per toccare, vedere ed annusare le piante autoctone.
Ma questi rimedi richiedono, prima di tutto, un apprezzamento della natura nei centri urbani, così come lo spazio, le risorse e la volontà collettiva di fare questi cambiamenti.
Il Dr. Kahn argomenta che, riuscendo in questo intento, si farebbe di più che introdurre semplicemente la natura nelle aree urbane. Le persone sarebbero capaci di interagire con questi elementi, usando la maggior parte dei loro sensi, per esperire i benefici fisici e psicologici della natura e cambiare la concezione collettiva di base, verso una migliore comprensione ed apprezzamento del mondo naturale.
Per esempio, vedere una pianta in ufficio sul davanzale può essere rilassante, ma avere un posto per sedersi sull’erba durante la pausa pranzo e, magari, affondare anche i propri piedi sul terreno sono esperienze sensoriali, che possono intensificare il contatto di una persona con la natura.
Quindi, gli autori hanno concluso che le città con la natura al loro interno, se disegnate minuziosamente, possono offrire, in sintesi, sia la stimolazione e l’energia di un’area urbana, che un’interazione significativa con un ambiente naturale, psicologicamente ricostituente.
Fonte: PsyPost.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)