Perché ci sono percentuali alte di violenza sessuale tra gli atleti?
Secondo una nuova ricerca ciò dipenderebbe dagli atteggiamenti degli uomini nei confronti delle donne.
Uno studio sugli studenti universitari di sesso maschile mostra che più della metà degli iscritti nei gruppi atletici intercollegiali e ricreativi e più di un terzo dei non-atleti ha riportato di aver esercitato una forma di coercizione sessuale, incluso lo stupro.
Questo rischio maggiore risultava collegato, in particolare, alle credenze “tradizionali” sul ruolo delle donne e ad un’adesione maggiore ai “miti” sullo stupro, usati, per lo più, per giustificare la violenza sessuale.
La ricerca precedente aveva già mostrato che i ragazzi che facevano atletica avevano più probabilità, rispetto alla popolazione studentesca in generale, di commettere una violenza sessuale o di esercitare coercizione sessuale nei confronti delle loro coetanee.
Così, nel 2011, l’U.S. Department of Education fu contattato da college ed università per istituire delle iniziative, al fine di educare questi soggetti ed occuparsi di un tema così rilevante.
“Volevamo sapere di cosa si dovessero occupare questi programmi”, ha spiegato la Dr. essa Sarah Desmarais, professore associato alla North Carolina State University e co-autore nel recente studio. “Quali sono i fattori che contribuiscono a queste alte percentuali di violenza sessuale? Questi problemi riguardano tutti gli atleti iscritti nelle squadre intercollegiali o anche i club e coloro che fanno parte di gruppi intramurali?”
Per rispondere a questi quesiti, i ricercatori intervistarono online 379 studenti universitari di sesso maschile: 191 non-atleti, 29 atleti di squadre intercollegiali e 159 di gruppi ricreativi.
I partecipanti allo studio furono interpellati, in particolare, sul loro comportamento sessuale, sui loro atteggiamenti verso le donne e sul grado con il quale facevano propri i miti sullo stupro.
“Abbiamo trovato che il 54,3% degli atleti di sesso maschile iscritti ai gruppi intercollegiali e ricreativi ed il 37,9% dei non-atleti avevano assunto comportamenti coercitivi a livello sessuale, dei quali quasi tutti rientravano nella definizione legale di stupro”, ha affermato la Dr. essa Desmarais.
In più, i ricercatori hanno riscontrato che non c’erano differenze tra atleti appartenenti a gruppi ricreativi ed a quelli di squadre intercollegiali, per quel che riguardava le loro visioni sulle donne, l’adesione ai miti sullo stupro o il comportamento sessuale.
“Nonostante il fatto che questi numeri fossero già alti, essi potevano, d’altro canto, sotto rappresentare le reali percentuali di coercizione sessuale effettuata da queste persone, poiché lo studio si basava sul comportamento auto riferito dai partecipanti”, ha aggiunto la Dr. essa Desmarais.
Viceversa, gli studenti non-atleti avevano meno possibilità di conformarsi ai miti sullo stupro, come, ad esempio, quelli che affermano che se una donna ha bevuto o non si difende, non è stupro. E costoro avevano meno probabilità di far proprie quelle credenze più tradizionali e, per lo più, negative sulle donne, come “Le donne dovrebbero preoccuparsi meno dei loro diritti e più di diventare buone mogli e madri”.
Quindi, dopo aver analizzato questi dati, i ricercatori hanno concluso che l’adesione ai miti sullo stupro ed alle credenze più tradizionali sulle donne giocavano un ruolo chiave nel determinare una probabilità maggiore che gli studenti atleti avrebbero commesso violenza sessuale sulle loro coetanee.
“Questo studio mostra quanto sia importante cambiare questi atteggiamenti”, ha concluso la Dr. essa Desmarais. “La ‘Attitudes Toward Women Scale’ è stata creata nel 1970 ed include alcuni item arcaici e sessisti. Avere, al giorno d’oggi, risultati di questo genere, ci dimostra quanto ancora c’è da fare”.
Fonte: PsyPost.org
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)