Perché è così difficile ricordarsi i nomi delle persone?
Ecco come apprendiamo e (non) ricordiamo i nomi degli altri.
“E’ importante ricordare le persone”, ha affermato l’attrice Joan Crawford. “Mi ricordo centinaia di nomi, forse di più, non perché mi viene naturale, tutto il contrario! Non penso di essere brava in questo, ma è uno sforzo che mi sembra giusto fare!”.
Se avete difficoltà a ricordare i nomi delle persone incontrate ad una festa, o ad una conferenza, non preoccupatevi: come vedete, non siete soli!!
Come affermava l’attrice in questa conversazione, ricordare il nome di qualcuno, che sia un collega, o un amico, è sicuramente un buon modo per costruire delle relazioni.
Ma, ahinoi, ricordare correttamente i nomi è, nella realtà, un’abilità tanto unica, quanto difficile da padroneggiare.
“La capacità di apprendere e ricordare i nomi propri, in particolare quelli delle persone, è notoriamente più difficile, rispetto a quanto accade con altri tipi di parole”, scrivono le Dott. esse Lise Abrams e Danielle K. Davis, dell’Università della Florida, su “Current Directions in Psychological Science”.
Ed il fatto che i nomi propri siano così difficili da ricordare ci può insegnare molto circa il funzionamento della memoria umana.
Le studiose aggiungono che, a differenza di altri tipi di parole, i nomi sono etichette senza senso, vale a dire che essi non contengono alcuna informazione sulla persona a cui si riferiscono.
Ad esempio, il nome Charlie Brown contiene un descrittore, il colore marrone, che non è informativo di come appare realmente il personaggio.
La ricerca ha dimostrato, inoltre, che è più difficile accedere al nome di una persona, che ai fatti biografici che la riguardano.
Come a dire che, se si dovesse incontrare il Signor Pagnotta, è più facile ricordare che lavora in una panetteria, che il suo nome!
Perché accade tutto ciò?
Ci sono diversi fattori che determinano quali parole ricordiamo più facilmente e quali ci fanno affermare “Ce l’ho sulla punta della lingua!!”.
Componenti sonore.
In alcuni casi, sono le componenti sonore dei nomi a renderli più difficili da ricordare.
“Escludendo i nomi di alcuni personaggi, come, ad esempio, Beyoncè, i nomi sono costituiti da almeno due componenti, un nome ed un cognome, mentre molti oggetti sono descritti utilizzando una sola parola”, scrivono le Dott. esse Adams e Davis. “Per ricordare con successo i nomi, tutti i loro suoni devono essere accessibili. Se essi possiedono più suoni, in virtù del fatto che hanno più componenti, c’è più materiale da rammentare”.
Condivisione.
In più, i nomi propri si riferiscono anche a persone, che potrebbero condividere funzioni, caratteristiche o attributi simili, compromettendo ulteriormente la nostra capacità di abbinare il nome giusto alla persona giusta.
Una classica dimostrazione di questo è quella che viene definita la “illusione di Mosè”.
Alla domanda “Quanti animali Mosè portò con sé sull’arca?” la maggior parte delle persone risponde erroneamente “Due”.
La risposta corretta è, invece, “Nessuno”, perché fu Noè, e non Mosè, a costruire l’arca.
È facile cadere in questo tranello perchè entrambi i nomi si riferiscono a figure maschili bibliche, associate ad eventi miracolosi.
Quindi, sono proprio queste caratteristiche condivise a creare una sorta di competizione nel processo mnemonico.
Questo, a sua volta, rende più difficile scoprire l’errore, anche se, per ritornare all’esempio, la maggior parte di noi conosce la differenza tra Noè e Mosè!
Altri esperimenti di questo tipo hanno dimostrato che attirare l’attenzione su un distrattore, sia utilizzando un carattere corsivo difficile da leggere, che scrivendo con tutte le lettere maiuscole, finisce per trarre in inganno le persone.
Sovrapposizione fonologica e sovrapposizione semantica.
Non solo: anche quando ci sono una sovrapposizione fonologica (nomi che suonano allo stesso modo), e/o una sovrapposizione semantica (significato simile), si verifica l’illusione di Mosè (come è successo agli americani, ad esempio, con Lyndon Johnson and Andrew Johnson – entrambi ex presidenti degli Stati Uniti).
Sovrapposizione visiva.
Infine, la ricerca ha mostrato che anche la sovrapposizione visiva può ostacolare la nostra capacità di ricordare queste parole.
In un recente esperimento, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti “In quale film (nome attrice) interpreta una ballerina, che perde lentamente la ragione?”.
Il film in questione si intitola “Il Cigno nero” e l’attrice è Natalie Portman, ma gli studiosi hanno inserito sia il nome di un’attrice simile (Keira Knightley), sia di una collega che non le somiglia affatto (Amy Adams), che di una celebrità completamente estranea a questo mondo (Maria Sharapova, una giocatrice di tennis).
I risultati hanno mostrato che, nella situazione di sovrapposizione visiva, accadeva che quelle persone, che vedevano appunto il nome di Keira Knightley, aveva meno probabilità di rilevare l’errore, rispetto a coloro ai quali venivano proposti gli altri due nominativi.
Inoltre, è stato riscontrato che, presentando un’immagine, per un periodo breve, prima della domanda, sia della persona corretta, che del distrattore visivamente simile, veniva ridotta la suscettibilità all’illusione.
“Le informazioni visive condivise sembrano essere particolarmente competitive nella comprensione del nome e la maggiore suscettibilità all’illusione di Mosè, per i distrattori che sembrano simili al nome corretto, sostengono la teoria, secondo la quale i concetti visivi, nonché altre informazioni specifiche sulla persona, possono funzionare in modo interattivo, suggerendo che, più in generale, l’informazione visiva può essere importante per l’elaborazione dei nomi propri”, hanno concluso le Dott. esse Abrams e Davis.
Fonte: Psychological Science
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)