Perchè le persone hanno pensieri auto-distruttivi?
Sentimenti di delusione, rifiuto e fallimento: il comportamento auto-distruttivo come convalida della propria identità!
La letteratura scientifica evidenzia come sempre più, sia uomini che donne, presentino pensieri autodistruttivi.
La lista di questi comportamenti sembra essere inesauribile e si estende a ogni aspetto della vita: lavoro, amici, famiglia, relazioni intime e via dicendo.
Molto spesso, queste persone vivono la propria esistenza come contornata da pensieri e sentimenti di delusione, rifiuto e fallimento, arrivando a volte a sentirsi dei miserabili.
Non di rado, sembrano possedere una certa comprensione dei loro comportamenti distruttivi; ammettono di compiere azioni o gesti disfunzionali e la sofferenza successiva che ne deriva la ricollegano a tali azioni.
Questo collegamento è semplice per loro, ma nonostante questa consapevolezza, tendono a ripetere tali comportamenti più e più volte.
La motivazione sottostante a tali comportamenti non è legato ad un “desiderio di fallire” o un “desiderio di soffrire”; tali spiegazioni spesso vengono offerte da terapeuti inesperti che non sono ancora in grado di comprendere le vere ragioni per cui le persone si comportano in questo modo, e di conseguenza, molto spesso la colpa è insita nel paziente stesso.
Si attribuisce al paziente il desiderio di voler essere egli stesso infelice, o un desiderio di punire se stessi per la presenza di un vago senso di colpa.
Dal momento che ognuno di noi presenta un senso di colpa per qualcosa o altro, queste spiegazioni semplici non possono mai essere smentite del tutto.
Nel frattempo però, il paziente continua a impegnarsi in comportamenti autodistruttivi e continua a subirne le conseguenze.
Alcuni comportamenti autodistruttivi sono appaerentemente facili da spiegare, perchè dopo averli messi in atto il paziente può affermare di sentirsi meglio.
Tra questi possiamo nominare ad esempio l'utilizzo di droga; inizialmente la ricerca della sostanza è legata a scopi ricreativi, ossia il sentirsi più euforico o disinibito all'interno di determinate situazioni sociali.
Ciò che solitamente subentra successivamente, è una ricerca della sostanza non più nelle sole situazioni sociali, ma anche nella normale routine quotidiana.
I tossicodipendenti conoscono bene le conseguenze del loro uso di droga, ma si sentono spinti ad assumere la sostanza, perchè smettere risulta molto più difficile. Anche negli alcolisti si assiste ad un processo di tale tipo.
Comportamenti simili che sembrano al momento piacevoli, ma sono ovviamente distruttivi nel lungo periodo sono il gioco d'azzardo compulsivo, l'essere “donnaiolo”, compiere piccoli furti, mangiare troppo, fumare sigarette e così via.
Comprendere perchè alcune persone sembrano impegnarsi in comportamenti piacevoli, ma auto-distruttivi, a discapito di quelli che non lo fanno, non è così facile da spiegare.
Sembrerebbe che per molti individui la ricerca e soddisfazione di un piacere immediato, sia preferibile alla sofferenza che inevitabilmente potrebbe subentrare dopo.
Considerazioni simili possono essere applicate anche a quei bambini che preferiscono comportarsi male, pur sapendo che dopo verranno puniti.
Ciò che sembra del tutto inspiegabile sono quei comportamenti autodistruttivi che non sono intrinsicamente piacevoli, anche solo temporaneamente.
Tra questi vi è ad esempio il “road rage” o rabbia da strada, ossia il “combattere” con degli sconosciuti, il cui risultato produce certamente uno svantaggio evidente.
Allo stesso modo, alcune persone si scontrano ripetutamente con la polizia stradale, i colleghi di lavoro, il proprio coniuge, o chiunque incroci il loro cammino con il risultato di allontanare qualcuno da cui desiderano invece ottenere qualche beneficio.
Restare aggrappati al proprio ex: questo tipo di comportamento, che confina con lo stalking, è più la natura di una richiesta che di un appello.
Nonostante all'amante abbandonato/a venga raccomandato sia da amici che parenti di fermarsi, a volte il comportamento può comunque perdurare anche dinanzi ad un'azione legale.
Il comportamento avrebbe loscopo di allontanare ulteriormente qualcuno che altrimenti potrebbe tornare indietro di sua iniziativa.
Vi sono inoltre una miriade di altri comportamenti autodistruttivi che sembrano intrinsecamente sgradevoli come la procrastinazione, il ritiro, lamentarsi continuamente, ma che vengono messi in atto in più occasioni, anche compulsivamente.
È come se il comportamento autodistruttuvo ripetuto serva a convalidare l'identità di una persona.
In qualche modo, la capacità di persistere tenacemente è fondamentale per le modalità di funzionamento che convalidano il senso di Sè che la persona possiede.
Un comportamento alternativo potrebbe essere vissuto come sleale nei confronti di se stessi. È questo tipo di ostinazione esagerata che porta qualcuno a sparare ad uno sconosciuto, e probabilmente, anche a motivare i martiri religiosi.
Centro Synesis® di Psicologia Via Pace, 11 - Carnate (MONZA)
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Il rispetto di una particolare fede o di credenze mistiche può arrivare ad essere più importante della vita stessa.
In queste materie, il difficile, a volte impossibile, lavoro dello psicoterapeuta è quello di “convincere” la persona autodistruttuva che il comportamento non è necessario per mantere il rispetto di sé e un senso di sé.
È possibile essere forti senza essere provocatori, ed è possibile cambiare senza rinunciare! Ciò che non bisogna comunque tralasciare è che molto spesso, la messa in atto di tali comportamenti, è anche mantenuta da schemi abitudinari che si sono instaurati nel corso del tempo.
Inizialmente il comportamento potrebbe essere stato motivato da qualche oscura paura, ma è anche vero che la ripetizione di tale azione possa esser stata rinforzata anche dall'abitudine.
L'abitudine rende la vita più facile, ma non ogni abitudine! Tuttavia, ciò che risulta necessario esplorare in terapia è la motivazione annessa a tali comportamenti, al fine di supportare il paziente attraverso una ricostruzione sana dei significati che portini ad una visione di Sè positiva.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)