Perché le persone intelligenti tendono a starsene da sole?
Una ricerca fornisce la spiegazione a questa contraddizione dell’uomo.
Lo sappiamo tutti: le persone molto intelligenti sono altrettanto sole.
Non perché il mondo le rifiuti, ma, possiamo dire, quasi per scelta.
Ma sappiamo benissimo anche che l’uomo non può far a meno di rapportarsi con altri individui!
Basta pensare a quante persone incontriamo durante la nostra giornata: i partner, i figli, i colleghi, gli amici, il capo, ma anche sconosciuti che, per un breve periodo, diventano parte del nostro mondo!
Quindi, com’è possibile che l’uomo passi dall’essere l’ “animale sociale” di Aristotele al genio solitario ed “incompreso” descritto in alcuni film?
Le nuove scoperte.
Una nuova ricerca dimostra che più le persone intelligenti socializzano con i loro amici, meno sono soddisfatte della loro vita.
Questo risultato contrasta con l’idea comune che socializzare ci rende, in genere, più felici.
Quindi, potrebbe darsi che, per alcuni individui, soprattutto quelli con un alto livello di intelligenza, socializzare non aumenta la soddisfazione per la vita.
La motivazione possibile è interessante…
Lo studio ed i suoi risultati.
Uno studio a lungo termine, pubblicato su “British Journal of Psychology”, ha seguito degli adulti, che avevano tra i 18 ed i 28 anni.
In esso sono state osservate, in particolare, la densità della popolazione e la soddisfazione per la propria vita, riportata dai soggetti coinvolti.
I risultati mostrarono che, in generale, le persone che vivono nelle aree meno densamente popolate erano più soddisfatte della vita.
Come spiegano gli autori stessi:
“I residenti delle aree rurali e delle piccole città erano più felici di quelli nelle periferie, i quali, a loro volta, erano più felici di quelli che vivono al centro delle piccole città, i quali, a loro volta, erano più felici di quelli nelle grandi città”.
Inoltre, tale studio ha dimostrato che, in linea di massima, più le persone riuscivano a socializzare con gli altri, più esse erano felici.
L’eccezione era costituita proprio da coloro che avevano un quoziente di intelligenza più alto.
La spiegazione è che con essa si sia portati a focalizzarsi più su progetti ed obiettivi a lungo termine.
Socializzare, invece, distoglierebbe l’attenzione da questi buoni propositi.
La spiegazione evolutiva.
Gli autori forniscono, inoltre, una spiegazione da un punto di vista più strettamente evolutivo del perché le persone intelligenti potrebbero constatare che socializzare non li rende felici, come è per gli altri.
L’idea, secondo gli studiosi, è che un’intelligenza di livello più alto permetta a queste persone di adattarsi meglio al mondo moderno.
La razza umana, infatti, non è più una specie di cacciatori e raccoglitori, che ha bisogno dello stretto contatto con il suo gruppo sociale.
Costoro, continuano gli autori, sono più capaci di adattarsi al nuovo modo di vivere, che è, ormai, meno orientato all’unione col branco.
Conclusioni.
L’uomo, la socialità, l’intelligenza e la solitudine, la capacità di adattamento, lo stile e la soddisfazione per la propria vita: ecco le variabili analizzate in questo studio.
Abbiamo osservato l’uomo come animale sociale e come genio solitario, il quale ha, in ogni caso, il fine ultimo di preservare il proprio benessere e la propria sopravvivenza nell’era moderna.
E' stata descritta l’intelligenza come fattore evolutivo determinante, e non discriminante.
Si tratta di una contraddizione plausibile all'interno della razza umana?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Fonte: PsyBlog (http://www.spring.org.uk)
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)