Perché si usa il “tu”, invece di “io”, durante le esperienze negative?
Uno studio indaga le dinamiche di questo fenomeno tipico dei momenti più difficili.
Comunicare e condividere ciò che ci succede, bello o brutto che sia, con le nostre persone di fiducia, è un comportamento tipico di ognuno di noi....
E’ un bisogno, una necessità, che si fa più impellente quando gli eventi ci toccano in maniera particolare!!
Ma vi siete mai accorti che, quando dobbiamo analizzare delle esperienze negative, o parlare di un’intuizione personale, siamo soliti usare la parola “tu”, piuttosto che “io”?
Una nuova ricerca, condotta presso l’Università del Michigan, ha confermato che “Tu” è proprio quella parola che le persone adoperano più spesso quando si trattano argomenti correlati a norme e regole.
Lo studio.
I ricercatori hanno condotto nove esperimenti con 2.489 persone per capire perché le persone usano la parola “tu” non solo per riferirsi ad altri individui specifici, ma anche per riflettere sulle proprie esperienze.
“E’ qualcosa che tutti noi facciamo per spiegare come funzionano le cose e trovare un significato nella nostra vita”, ha spiegato la Dott. essa Ariana Orvell, dottoranda presso il Dipartimento di Psicologia ed autore dello studio.
“Quando cerchiamo di ricavare un significato dalle esperienze negative vissute, usiamo ‘tu’ perchè ciò ci permette di ‘far rientrare nella norma’ quanto avvenuto e riflettervi in modo più distaccato”, ha aggiunto la studiosa.
Per esempio, la formula “tu hai vinto qualcosa, tu hai perso qualcosa”, sta ad indicare che una persona ha fallito in una situazione, ma, usando la parola “tu”, essa è in grado di parlarne, comunicando che questo fatto potrebbe accadere a chiunque.
“Oppure, dire ‘quando sei arrabbiato, dici e fai cose che molto probabilmente rimpiangerai’ potrebbe descrivere una situazione personale reale, ma indica anche che l’individuo che l’ha vissuta cerca di renderla un qualcosa, che potrebbe riguardare diverse persone”, ha continuato la Dott. essa Orvell.
L’esperimento ed i risultati ottenuti.
Per verificare questi assunti di partenza, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di scrivere riguardo un’esperienza personale: a 201 è stato chiesto di trarre un significato da un evento negativo, 198 sono stati invitati a rivivere un evento negativo e a 203 è stato domandato di scrivere semplicemente su un’esperienza neutra.
Dai risultati è emerso che le persone del primo gruppo hanno usato di più il “tu” generico nei loro temi (il 46% di loro ha inserito tale parola almeno una volta), rispetto al secondo (il 10% ha usato la parola almeno una volta) ed il terzo (il 3% ha usato la parola almeno una volta).
I ricercatori hanno confermato anche l’ipotesi che servirsi del “tu” generico aiuta gli individui a vedere l’evento come più distante da loro stessi.
Considerazioni.
Come affermano anche gli studiosi, potrebbe sembrare contraddittorio che venga usato un mezzo per generalizzare quando gli individui si fermano a riflettere sulle proprie esperienze personali.
“Potremmo spiegare tale fenomeno assumendo che sia la capacità di andare oltre il proprio punto di vista, parlando, quindi, di esperienze condivise ed universali, che consente alle persone di trarre dei significati più ampi da quegli eventi che le ha toccate più da vicino”, ha concluso la Dott. essa Orvell.
Fonte: Psy Post
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)