Perché sogniamo quello che sogniamo?
Le teorie sul perché sogniamo suggeriscono che sognare è un mezzo attraverso il quale il cervello elabora emozioni, stimoli, ricordi e informazioni che sono state assorbite durante la veglia.
Non tutti i sogni sono uguali! Questi spesso seguono la nostra esperienza umana, incorporando una serie di emozioni ed eventi, spesso con accenti bizzarri.
I sogni possono essere divertenti, spaventosi, tristi o strani; quando sogniamo di volare possiamo sentirci euforici, vederci inseguiti può invece essere terrificanti, i sogni che invece non ricordiamo è perché magari si rivelano fortemente stressanti, e così via.
Esistono diverse classificazioni dei sogni, tra cui incubi, sogni ricorrenti e sogni lucidi; cercheremo ora di analizzare alcune di queste.
Gli incubi sono ampiamente definiti come sogni spaventosi che comportano un certo grado di risveglio dal sonno.
La maggior parte delle persone esperisce gli incubi durante la sua vita, di solito molto raramente e, meno comunemente, con più regolarità.
Una piccola percentuale degli studi effettuati sulla popolazione suggerisce che il 5% abbia incubi spesso, come una volta a settimana.
Gli incubi possono manifestarsi per diversi motivi, tra cui stress, sconvolgimenti emotivi ed esperienze traumatiche. Possono verificarsi come effetti collaterali di alcuni farmaci, uso e abuso di droghe e alcool, e malattie.
Gli incubi stessi contribuiscono ad un’interruzione del sonno, non solo svegliandoci, ma anche perché possono determinare una paura nell’addormentarsi in quanto connessa alla possibilità di un altro sogno inquietante.
Inoltre, possono anche avere altre conseguenze negative sulla salute del sonno; secondo una recente ricerca, possono contribuire all’insonnia, alla fatica quotidiana, alla depressione e all’ansia.
Gli studi indicano che le persone con determinate condizioni possono avere più probabilità di esperire incubi, tra cui: emicrania, apnea ostruttiva del sonno, depressione clinica.
Rispetto a quest’ultima, la depressione sembra essere legata ad una maggiore incidenza di incubi, ma sono anche gli incubi stessi che possono contribuire alla depressione.
Troviamo poi il cosiddetto terrore notturno, ossia un’esperienza onirica spaventosa; questi si differenziano dagli incubi, in quanto episodi molto intensi di paura durante il sogno stesso.


Questi episodi sono spesso accompagnati da urla, così come da movimenti fisici come il saltare fuori dal letto o una crisi di panico.
La ricerca suggerisce che i terrori notturni si verificano durante il sonno non-REM, mentre gli incubi tendono a verificarsi durante il sonno REM.
Gli adulti sperimentano terrore notturno, ma sono piuttosto comuni nei bambini; le stime suggeriscono che fino al 6% dei bambini fanno esperienza di terrori notturni, spesso tra i 3 e i 12 anni.
Secondo altre ricerche, vi può essere una predisposizione genetica ai terrori notturni, oltre al sonnambulismo ed altre parasonnie.
Si è osservata inoltre una relazione tra terrore notturno, apnea del sonno, e allargamento delle adenoidi e delle tonsille nei bambini.
I sogni ricorrenti sono invece quelli che si ripresentano con qualche schema di regolarità; possono riguardare contenuti minacciosi e la ricerca suggerisce tra possa esistere un collegamento tra i sogni ricorrenti e lo stress psicologico sia negli adulti che nei bambini.
I sogni lucidi sono invece una forma particolarmente affascinante del sogno; all’interno di questi, il sognatore è consapevole del fatto che sogna e spesso può manipolare o controllare il sogno mentre si svolge.
La ricerca suggerisce un legame tra i sogni lucidi ed elevati livelli di attività cerebrale; gli studi hanno scoperto che i sognatori lucidi mostravano una frequenza di onde cerebrali significativamente più elevate rispetto a quelli non lucidi, nonché una maggiore attività in parti del lobo frontale.
Questa zona del cervello è profondamente coinvolta con la consapevolezza cosciente, il senso di sé, così come il linguaggio e la memoria.
Gli studi sui sogni lucidi non solo stanno illuminando la meccanica del sogno, ma anche le basi neurali della coscienza stessa.
I sogni sembrano essere influenzati dalle nostre vita di veglia in molti modi; le teorie sul perché sogniamo suggeriscono che sognare è un mezzo attraverso il quale il cervello elabora emozioni, stimoli, ricordi e informazioni che sono state assorbite durante la veglia.
Secondo la ricerca, una significativa percentuale delle persone che appaiono nei sogni sono conosciute al sognatore; uno studio ha scoperto che oltre il 48% dei personaggi dei sogni è stato riconosciuto dal nome.


Un altro 35% dei personaggi è stato identificato dai sognatori dal loro ruolo sociale o relazione generica, come un amico, un medico, un agente di polizia e così via.
Altre ricerche indicano che la maggioranza dei sogni contengono inoltre contenuti legati alle memorie autobiografiche, ricordi circa sé stessi, al contrario delle memorie episodiche, che si occupano di eventi e dettagli come luoghi e tempi.
Diversi studi suggeriscono che le nostre vite durante la veglia hanno grande influenza sul contenuto dei nostri sogni.
Le donne incinta sognano più volte contenuti legati al parto e la gravidanza; gli operatori sanitari che agiscono come caregiver per gli altri, sognano esperienze di questo tipo o persone delle quali si occupano.
C’è anche una ricerca affascinante che mostra come la nostra capacità di sognare vada oltre quelle che sono le nostre esperienze reali.
Ad esempio, le persone nate con una paralisi rivelano spesso di sognare di camminare, nuotare e correre nei loro sogni, nella stessa percentuale di persone senza tale deficit.
Anche le persone sorde affermano di riuscire spesso a sentire nei loro sogni; questi report possono quindi dare credito alla teoria secondo cui i sogni assolvono il ruolo di modello di vita virtuale rispetto alla vita della veglia, una specie di proto-coscienza che insegna e supporta la sopravvivenza e la crescita.
Le esperienze quotidiane della vita non si presentano sempre ed immediatamente nei sogni; a volte un’esperienza di vita filtrerà attraverso un sogno dopo diversi giorni o anche una settimana.
Questo ritardo è quello che viene definito “ritardo del sogno”; gli scienziati che studiano il rapporto della memoria rispetto ai sogni, hanno identificato diversi tipi di memoria che possono essere incorporati nei sogni.
Entrambi i ricordi a breve termine, noti come residui diurni, e ricordi leggermente più lunghi, spesso si presentano nei sogni.
Sognare questi eventi, e la tempistica con cui i ricordi appaiono nei sogni, possono effettivamente essere una parte importante del processo di consolidamento della memoria.
L’incorporazione di memorie nei sogni non è perfetta o realistica; piuttosto, i ricordi della vita di veglia spesso appaiono nei sogni mediante pezzi incompleti, come frammenti di vetro da uno specchio rotto.
Per quanto i sogni possono contenere aspetti della vita quotidiana e di routine, il sogno è anche uno stato in cui si realizzano esperienze straordinarie.
Un’altra probabile funzione di sognare sembra essere la trasformazione e il contatto con eventi traumatici.
Il dolore, la paura, la perdita, l’abbandono, anche il dolore fisico sono tutte emozioni ed esperienze che spesso si ripercorrono nei sogni.
Studi su persone che hanno subìto perdite di cari indicano che la maggior parte di loro sognano il defunto; le tematiche che sono state riportate riguardano: il ricordo di esperienze passate quando i propri cari erano vivi; vedere i propri cari felici ed in pace e ricevere dei messaggi da parte loro.
Lo stesso studio ha scoperto che il 60% di tali sognatori ha dichiarato che i loro sogni hanno esercitato un’influenza sul loro processo di lutto.
I sogni durante i periodi di dolore possono sì essere difficile ma anche utili; uno studio ha scoperto che i sognatori durante il primo anno di lutto avevano una frequenza significativamente maggiore di sogni opprimenti e trovarono un legame tra questi sogni e sintomi di depressione e ansia.
I sogni e soprattutto gli incubi sono profondamente associati alla depressione ad altre condizioni come il disturbo da stress post-traumatico.
L’esame e l’interpretazione del contenuto dei sogni hanno sempre affascinato le persone fin dai tempi antichi; nelle vecchie culture, gli interpreti del sogni erano ricercati e venerati.
La scienza moderna ha in qualche modo spostato la sua attenzione dallo studio del contenuto del sogno alle indagini, sia psicologiche che cognitive, della meccanica del sogno e del suo scopo.
Ma ci sono scienziati che hanno continuato ad esplorare il contenuto dei sogni e le nuove tecnologie ci hanno dato la possibilità di osservare tali contenuti come mai si era fatto sino ad ora.
Mediante un’analisi di diversi test e questionari somministrati, si è osservato che le esperienze del sogno variano notevolmente, ma vi sono temi ben consolidati che si ripetono tra i diversi sognatori.
Tra i più comuni abbiamo: sogni scolastici, essere inseguiti, sogni erotici, volare o cadere nel vuoto, essere in ritardo, essere attaccati fisicamente, sognare qualcuno morto come se fosse vivo o viceversa.
Un recente studio sul contenuto degli incubi ha invece trovato queste tra le tematiche comuni: aggressività fisica, conflitti interpersonali, esperienze di fallimento ed impotenza.
Recentemente, degli scienziati giapponesi hanno fatto un passo un passo avanti nella decodifica del contenuto dei sogni; usando una tecnica chiamata decodifica neurale, che coinvolge scansioni del cervello e ripetuti interrogatori ai soggetti partecipanti allo studio, hanno cercato di identificare i contenuti visivi nei sogni.
In tal modo, i ricercatori furono in grado di prevedere il contenuto visivo dei sogni analizzando l’attività del cervello, con un’accuratezza del 75-80%.
Volendo concludere, possiamo quindi chiederci se la decodifica neurale sarà il futuro degli studi sul contenuto dei sogni?
A tal proposito, gli autori ci lasciano con un semplice “Forse”!!
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)