Psicologia dello sport, mente e corpo
Gli psicologi dello sport possono partecipare a varie attività, concentrandosi su tutti quegli aspetti che possono facilitare la comprensione di ciò che motiva gli atleti e come questi ultimi possono migliorare le loro prestazioni.
Nel corso degli ultimi anni si assiste ad un numero sempre maggiore di studenti che si iscrivono a corsi o master specifici per diventare psicologi dello sport.
In tal senso, gli studenti hanno captato come la nostra società ami lo sport, e questo amore per lo sport significa che c’è una necessità per gli psicologi di aiutare coloro che sono coinvolti in attività agonistiche come l’atletica, sport di squadra e via dicendo.
La psicologia dello sport è infatti divenuta una scienza interdisciplinare. Inoltre, la psicologia è anche interessata a discipline come la biomeccanica, la fisiologia e la chinesiologia.
L’American Psychological Association’s Diviosion 47, ossia la società della psicologia dello sport, esercizio e performance, afferma quanto segue:
“la psicologia dello sport affronta le interazioni tra la psicologia e le prestazioni sportive, compresi gli aspetti psicologici sottostanti una prestazione atletica ottimale, l’assistenza psicologica e il benessere degli atleti, allenatori, e le organizzazioni sportive, nonché il collegamento tra il funzionamento fisico e psicologico”.
In base a questa definizione, gli psicologi dello sport possono partecipare a varie attività, concentrandosi su tutti quegli aspetti che possono facilitare la comprensione di ciò che motiva gli atleti e come questi ultimi possono migliorare le loro prestazioni.
Queste attività possono variare tra i diversi atleti, in quanto alcuni possono presentare problemi di ansia che ostacolano le loro prestazioni, altri potrebbero aver bisogno di sottoporsi a metodi di condizionamento mentale per migliorare la visione, la concentrazione e il rilassamento.
Per indirizzare tutto questo seguendo un’altra via, gli psicologi dello sport hanno sottolineato che il successo nello sport si basa sia sul corpo che la mente.
Volendo aggiungere un altro punto importante, gli psicologi dello sport si trovano spesso a lavorare con atleti olimpici o professionisti, nonché con allenatori e dirigenti sportivi.
La domanda sorge quindi spontanea.. come si fa a diventare uno psicologo dello sport? Tutto inizia con l’iscrizione ad un corso di laurea, in genere quello di psicologia. Tuttavia, ci sono sempre più università che offrono una laurea specialistica in Psicologia dello sport.
Questa specialistica combina i corsi di psicologia a quelli di educazione fisica e chinesiologia; si è infatti osservato che per diventare psicologo dello sport, si può anche intraprendere un percorso di laurea legato alle suddette altre discipline.
Ovviamente, sarebbe bello pensare che divenendo psicologo dello sport trovare lavoro sia semplice; in realtà, la maggior parte delle persone che auspicano ad una carriera di questo tipo devono frequentare costantemente non solo corsi di aggiornamento, ma anche corsi avanzati.
Questo può quindi riguardare o un master specifico o anche un vero e proprio dottorato, partecipando anche a lezioni supplementari di chinesiologia, fisiologia, medicina dello sport, business e marketing.
È bene quindi precisare che l’intraprendere un percorso di questo tipo determina, oltre ai tre anni di studio di base, altri 5-6 anni tra master e dottorato.
Ci sono ulteriori punti importanti da sottolineare su come ottenere una laurea in psicologia dello sport.
In primo luogo, ogni corso di laurea presenta requisiti unici; secondariamente, se si pensa di ottenere la possibilità di un dottorato è probabile che vi venga richiesto di completare anche uno stage di un anno in cui si otterrà una formazione supplementare applicata sul campo.
In terzo luogo, alcuni lavori richiedono che si debba essere addestrati in una scuola accreditata; in quarto luogo, è importante sapere se la laurea, o master specifico, sarà riconosciuta e certificata dall’area psicologica di pertinenza.
Dopo aver raggiunto il proprio traguardo, è importante non perdere le speranze; ci sono infatti molte opzioni diverse per quanto riguarda i posti di lavoro.
Questi includono l’essere un membro della facoltà presso l’università dove si insegna e conducono ricerche.
Si potrebbe lavorare in un ospedale, un centro di riabilitazione fisica, o in palestra; ci sono possibilità di lavoro con i militari, vista la costante preoccupazione per il mantenimento ottimale della forma mentale delle truppe che si preparano alla battaglia.
Infine si potrebbe lavorare singolarmente con gli atleti o anche le squadre. Ciò che risulta importante, a prescindere dall’indirizzo specialistico e dalle proprie attitudini personali, è non perdere la speranza e la positività di trovare il proprio contesto in cui avere la possibilità di dispiegare tutto quello che si è sudato, appreso e meritato!
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)