Psicosi e sistema immunitario
Secondo un nuovo articolo della rivista “Now JAMA Psychiatry” il 10% dei casi di pazienti schizofrenici sembrerebbero presentare alterazioni nel sistema immunitario
Nel corso degli ultimi anni, alcune ricerche hanno messo in evidenza la possibilità che alcune forme psicopatologiche siano causate da problemi all’interno del sistema immunitario, in particolare quando si sviluppano malattie autoimmuni, in cui il sistema immunitario attacca il proprio corpo.
Ad esempio, le donne con psicosi post-partum presentano maggiori anticorpi anti-tiroidei, così come le persone con schizofrenia e disturbo bipolare hanno più probabilità di avere anticorpi anti-proteine.
In un recente studio si è osservato che pazienti schizofrenici presentavano, nello specifico, anticorpi anti-gliadina nel 23% dei casi, rispetto al solo 3% del gruppo di confronto, e il 5,4% presentava alti livelli di anticorpi Anti-Transglutaminasi tissutale, rispetto allo 0,8% del gruppo di confronto.
Questi anticorpi sono normalmente testati nella ricerca per la celiachia. Ovviamente il motivo per cui subentrano tali reazioni immunitarie è ancora sconosciuto, ma sarebbe interessante vedere come tali modulatori immunitari potrebbero influenzare la psicosi all’interno di una studio clinico.
Nella medicina evoluzionistica, i modulatori infiammatori ed immunitari vengono solitamente inclusi per interventi dietetici, probiotici o terapie elminti.
Tali interventi andrebbero a influenzare le modalità con cui il sistema immunitario reagisce con le proteine e i marcatori delle cellule.
Nessuno di questi è stato però ancora applicato alla schizofrenia o psicosi post-partum all’interno di uno studio clinico.
Un nuovo articolo, pubblicato all’interno del Now JAMA Psychiatry, ha collegato la schizofrenia ad una serie di auto-anticorpi.
I risultati di questo lavoro hanno evidenziato che un sottoinsieme di disordini schizofrenici possono essere causati da un attacco immunitario sul cervello.
I campioni di sangue prelevati sono stati confrontati tra diversi gruppi clinici, tra cui schizofrenici, disturbo depressivo maggiore, disturbo borderline di personalità e gruppo di controllo.
Il 9,9% dei soggetti schizofrenici presentava anticorpi anti-recettoriali NMDA (N-Metildiaspartato), rispetto al 2,8% di quelli con disturbo depressivo maggiore, 0,4% per il gruppo di controllo e 0% per i soggetti con il disturbo borderline di personalità.
Il recettore NMDA, il cui neurotrasmettitore principale è il glutammato, è noto per essere associato con sintomi psicotici.
La ketamina e la fenciclidina sono due recettori antagonisti del recettore NMDA che notoriamente causano agitazione e psicosi.
Esiste già una malattia connessa agli anticorpi recettoriali del NMDA che prende il nome di “Encefalite da anticorpi anti-NMDA”.
Colpisce in genere giovani donne con un raro tipo di tumore ovarico chiamato teratoma, e si presenta con sintomi quali psicosi, agitazione, problemi di memoria e convulsioni.
Esso tende a progredire inficiando il sistema nervoso autonomo, quindi compromettendo la respirazione, la temperatura e la pressione sanguigna, causando l’insorgenza di uno stato catatonico.
Gli autoanticorpi nel caso di encefalite da anticorpi anti-NMDA presentano una diversa subunità proteica specifica del recettore e tendono ad essere in concentrazioni molto più elevate rispetto alle persone con autoanticorpi che presentavano una schizofrenia acuta. Da ciò si evince che non è esattamente la stessa malattia.
In questo studio, tuttavia, due dei pazienti originariamente diagnosticati come schizofrenici, successivamente alle analisi, sono stati ri-diagnosticati con Encefalite da anticorpi anti-NMDA, in virtù del tipo di anticorpi che presentavano.
Sono stati inoltre riscontrati alcuni sintomi fisici, così come anomalie nel sistema nervoso autonome e marcatori infiammatori sanguigni che generalmente non si trovano nella schizofrenia.
Questi risultati, per quanto affascinanti, necessitano di essere approfonditi in altre popolazioni cliniche.
Indagare e valutare tali aspetti potrebbe risultare interessante e fornire sempre più speranze per migliorare i trattamenti terapeutici e preventivi.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)