Qual è il legame tra personalità e psicopatologia?
Sono i problemi di salute mentale che contribuiscono allo sviluppo di una personalità più nevrotica, o l'attraversare e scontrarsi con le avversità contribuisce a creare una personalità nevrotica e, conseguentemente, difficoltà di salute mentale?
La personalità descrive le tendenze comportamentali, le abitudini di pensiero e le modalità di relazionarsi con il mondo. Per esempio, alcuni di noi trovano molto difficile tenere sotto controllo le emozioni negative, che è misurata dal tratto di personalità del nevroticismo o anche definito “instabilità emotiva”.
Sembra logico che le persone con questo tipo di disposizione potrebbero essere più inclini a sviluppare problemi di salute mentale come ansia e depressione, e in effetti molti studi suggeriscono che sia così.
Da un punto di vista scientifico, tuttavia, non è chiaro quale si manifesti per primo: sono i problemi di salute mentale che contribuiscono ad una personalità più nevrotica, o l'attraversare e scontrarsi con le avversità contribuisce a creare una personalità nevrotica e, conseguentemente, difficoltà di salute mentale?
Un nuovo importante studio pubblicato nella rivista “European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience” aiuta a chiarire il quadro perché, secondo i ricercatori, è necessario guardare simultaneamente alla personalità, agli eventi della vita e ai problemi di salute mentale che si presentano nel tempo.
Anche se vengono forniti con importanti avvertimenti, i risultati suggeriscono che alcune persone hanno un profilo di personalità che li predispone a problemi di salute mentale, che tendono ad esacerbarsi quando si verificano eventi di vita avversi.
I dati provengono da una coorte di quasi 600 partecipanti in Svizzera, che sono stati intervistati per la prima volta nel 1979 quando aveva tra i 19 ed i 20 anni circa la loro salute mentale, problemi con droghe e alcool ed il loro background familiare.
I ricercatori guidati da Michael Hengartner dell'Università di Zurigo hanno poi intervistato lo stesso gruppo, indagando la salute mentale e le eventuali esperienze di interruzione di relazioni e/o perdita del lavoro nel 1981, 1988, 1993, 1999 e infine nel 2008.
All'età di 50 anni, 335 partecipanti erano gli stessi del campione originale.


I partecipanti hanno anche completato dei test sulla personalità sia nel 1988, quando avevano 29-30 anni e nel 1993, quando avevano 34-35 anni: in particolare, i questionari indagavano i loro livelli di aggressività (inclusa la mancanza di autocontrollo), estroversione (quanto allegro e sicuro di sé) e nevroticismo (compresa la loro instabilità emotiva quotidiana e la propensione a preoccuparsi).
Anche dopo aver controllato il background familiare e l'istruzione, i ricercatori hanno scoperto che la personalità era fortemente correlata alla probabilità di sperimentare problemi di salute mentale: ad esempio, un maggiore nevroticismo era associato a maggiori probabilità di depressione e ansia e problemi di alcool o droghe.
Una maggiore estroversione, al contrario, era associata ad un minor rischio di problemi di salute mentale.
Quantificando il legame tra personalità e salute mentale, i ricercatori hanno riferito che “le persone che hanno ottenuto punteggi elevati su aggressività e nevroticismo e bassa estroversione avevano un rischio circa 6 volte maggiore di internalizzare il disturbo rispetto a persone che avevano punteggi bassi sull'aggressività e sul nevroticismo e punteggi alti nell'estroversione”.
Gli eventi avversi della vita erano anche associati al rischio di problemi mentali: ad esempio, e forse non sorprendentemente, i partecipanti che hanno subito perdite di lavoro e interruzioni delle relazioni avevano maggiori probabilità di sviluppare una depressione maggiore.
Ma la personalità e gli eventi della vita non erano fattori indipendenti. La personalità era correlata, anche se debolmente, alla probabilità di sperimentare esiti negativi della vita: i partecipanti che avevano ottenuto punteggi più alti rispetto all'aggressività avevano più probabilità di passare attraverso la perdita del posto di lavoro e le interruzioni del corso di studio.
Inoltre, gli eventi avversi della vita erano più fortemente associati ai futuri problemi di salute mentale per i partecipanti con personalità nevrotica.
Infine, quando si sono verificati problemi di salute mentale, tendevano ad essere più gravi per i partecipanti con personalità nevrotiche.
“I nostri risultati sottolineano il ruolo fondamentale della personalità, principalmente il nevroticismo, per l'insorgenza, la persistenza e la gravità della psicopatologia”, hanno riferito i ricercatori, aggiungendo che “i nostri dati evidenziano ulteriormente che la relazione tra eventi di vita critici e psicopatologia è almeno in parte moderata dalla personalità”.
Queste nuove scoperte completano la recente ricerca che ha dimostrato che molti degli stessi geni che influenzano la personalità sono anche coinvolti in disturbi della salute mentale.
Inoltre, si uniscono alla recente scoperta che la psicoterapia è associata a riduzioni del tratto di nevroticismo.
Hengarter ed il suo team non fanno affermazioni sulla natura precisa dei meccanismi cognitivi e neuronali che potrebbero essere alla base di una personalità nevrotica e una vulnerabilità ai problemi di salute mentale, ma propongono che il legame personalità-salute mentale possa essere compreso in termini di “strategia di storia di vita” - un'idea della biologia evolutiva che rileva come alcuni di noi seguono una strategia rapida (un approccio a breve termine alla vita che può ripagare in ambienti ad alto rischio), mentre altri seguono una strategia lenta (giocano un gioco più lungo e paziente).
Visto in questo modo, le persone con personalità più impulsive, nervose, aggressive sono ben adattate per la vita veloce, ma al costo di essere molto più a rischio per problemi di salute mentale.
“Gli studi prospettici a lungo termine, geneticamente e ambientalmente informati a partire dall'infanzia, sono quindi necessari per comprendere meglio il ruolo causale dei tratti della personalità nell'evenienza e nel decorso della psicopatologia grave”, hanno concluso i ricercatori.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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