Quanto assomigliate al vostro nome?
La ricerca spiega come riusciamo ad abbinare i nomi ai volti con una precisione sorprendente.
“Oh Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo!?
[…] rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti.
Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu.
Che vuol dire "Montecchi"?
[…]
Prendi un altro nome.
Che cos'è un nome?
Quella che chiamiamo "rosa", anche con un altro nome, avrebbe il suo profumo.
Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa”
(“Romeo e Giulietta”, William Shakespeare).
In questo passaggio, Shakespeare sembra aver anticipato alcune delle domande più curiose della nostra società:
quanto assomigliamo al nostro nome?
Quanto rispecchiamo le sue caratteristiche?
E cosa li determina?
Una nuova ricerca, pubblicata dall’American Psychological Association, ha scoperto che le persone sembrano avere migliori possibilità di abbinare correttamente i nomi alle loro facce.
Sembrerebbe, inoltre, che questo possa avere a che fare con gli stereotipi culturali che attribuiamo ai nomi.
Nello studio, pubblicato su “Journal of Personality and Social Psychology”, la Dott. essa Yonat Zwebner, dottoranda presso The Hebrew University of Jerusalem al tempo della ricerca, e colleghi hanno condotto una serie di esperimenti che coinvolgono centinaia di partecipanti in Israele e in Francia.
In ciascuno di essi, ai soggetti è stata mostrata una fotografia ed è stato chiesto di selezionare, da un elenco, il nome che più corrispondeva alla faccia che vedevano.
È emerso, in ogni prova, che i partecipanti hanno avuto una prestazione significativamente migliore (dal 25 al 40% di accuratezza) nell’abbinare il nome al volto, rispetto alla pura casualità (20 o 25%), anche quando veniva controllata per etnia, età e altre variabili socio-economiche.
I ricercatori hanno, quindi, ipotizzato che l’effetto possa essere dovuto, in parte, agli stereotipi culturali associati ai nomi, poiché hanno trovato che l’effetto era determinato da essa.
Primo esperimento.
In un esperimento, condotto con studenti di Francia ed Israele, veniva presentato un mix di volti e nomi israeliani e francesi.
I partecipanti provenienti dal primo Paese sono riusciti ad abbinare correttamente solo volti e nomi francesi, mentre gli studenti israeliani hanno unito meglio solo nomi e volti di conterranei.
Secondo esperimento.
In un altro esperimento, che comprendeva oltre 94.000 immagini facciali, è stato utilizzato un computer per abbinare nomi e volti, attraverso un algoritmo preimpostato.
Anche in questo caso c’è stata una probabilità significativamente maggiore (dal 54 al 64% di precisione) di avere successo, rispetto alla casualità (precisione del 50%).
Considerazioni.
Secondo la Dott. essa Zwebner, questa manifestazione del nome in un volto potrebbe essere dovuta al fatto che le persone tendono ad alterare inconsciamente il loro aspetto per conformarsi alle norme ed agli spunti culturali associati con i loro nomi.
“Siamo a conoscenza di un tale processo in altre tipologie di stereotipi, come l’etnia e il genere, dove, a volte, le aspettative degli altri influenzano ciò che diventiamo”, ha spiegato la studiosa. “La ricerca precedente ha dimostrato che ci sono stereotipi culturali collegati ai nomi, compreso il modo in cui un soggetto dovrebbe apparire. Per esempio, le persone sono più propense ad immaginare un individuo di nome Bob con un volto più rotondo di uno di nome Tim. Crediamo che questi fenomeni possano, nel tempo, influenzare l’aspetto del viso delle persone”.
Ciò è stato supportato dai risultati di un esperimento, i quali hanno dimostrato che modificare alcune zone del viso che possono essere controllate, come l’acconciatura, era sufficiente a produrre un tale effetto.
“Insieme, questi risultati suggeriscono che l’aspetto del viso rappresenta le aspettative sociali di come dovrebbe sembrare una persona con un particolare nome. In questo modo, un’etichetta sociale può influenzare l’aspetto del proprio volto”, ha concluso la Dott. essa Ruth Mayo, anch’ella della Hebrew University of Jerusalem. “Siamo oggetto di strutturazione sociale, dal momento in cui nasciamo, non solo per sesso, etnia e status socio-economico, ma anche per la semplice scelta che gli altri fanno dandoci il nostro nome”.
Fonte: American Psycholgical Association
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)