Rabbia e cancro
Esiste una relazione tra la presenza della rabbia e l'insorgenza del cancro? Secondo i ricercatori, la presenza di una rabbia intensa, persistente e soppressa può svolgere un ruolo nell'evoluzione e decorso del cancro.
La rabbia è un'emozione negativa che può essere secondaria alla frustrazione, la delusione e l'ingiustizia.
Può variare da lieve a breve termine, a intensa e a lungo termine.
È quest'ultima, la varietà intensa e di lunga durata, che risulta interessante analizzare per ciò che Enright e Fitzigibbons hanno definito come “rabbia insalubre”.
Per iniziare a rispondere alla domanda relativa al legame tra rabbia e cancro, Groer, Davis, Droppleman, Mozingo e Pierce sostengono che:
“Punteggi di rabbia estremamente bassi sono stati osservati in numerosi studi di pazienti con cancro. Tali punteggi suggeriscono la soppressione, la repressione o la limitazione della rabbia. Ci sono prove che dimostrano che la rabbia soppressa può essere un precursore dello sviluppo del cancro e anche un fattore nella sua progressione dopo la diagnosi”.
Si noti che la loro conclusione si concentra su un certo tipo di rabbia, su ciò che non è esplicitamente espresso ma invece, per usare un'espressione comune, è imbottigliato.
Il prossimo passo è quindi quello di ricercare testimonianze di tale affermazione, ossia di una relazione tra la soppressione della rabbia e la sua relazione con il cancro.
Nello studio di Greer e Morris, in un campione costituito da 160 donne, essi evidenziarono un rapporto statisticamente significativo tra la soppressione della rabbia e il carcinoma mammario, o anche conosciuto come cancro al seno.
Si noti che la soppressione della rabbia non è un tipo di limitazione normale, ma si verifica in modo raro ed estremo.
Questa relazione potrebbe essere causata dal cancro stesso in quanto la gente prova molta rabbia in risposta alla diagnosi.
Tuttavia, in un altro studio, Pettingale, Greer &Tee, hanno seguito 160 donne durante un periodo di due anni prima di una diagnosi di cancro e successivamente la diagnosi.
Hanno scoperto che quelle con cancro al seno che “sopprimevano la rabbia abitualmente” avevano pattern longitudinali di aumento dei livelli sierici di immunoglobulina A (implicate in alcune malattie autoimmuni) rispetto a coloro che non sopprimevano la loro rabbia.

Ciò che risulta interessante, in base a quanto sopra espresso, è se sono solo alcune tipologie di cancro ad essere correlate alla rabbia, o se invece esiste una tendenza generale.
Un'osservazione derivante da Hendricks, Vore, Aslinia e Morriss, sottolinea che la rabbia insalubre è implicata in una compromissione del sistema immunitario in generale.
“La rabbia causa anche il rilascio dell'ormone dello stress, il cortisolo. Il rilascio di tale ormone genera nel corpo un'esplosione di energia, ma quando è in eccesso può causare una moltitudine di effetti negativi sul corpo. Troppo cortisolo può quindi determinare uno squilibrio nello zucchero nel sangue: può sopprimere la funzione della tiroide e diminuire la densità ossea, influenzando anche il sistema immunitario. La ricerca dimostra che la gente che soffre di rabbia-cronica sviluppa raffreddori frequenti, infezioni, asma, malattie cutanee e artriti”.
Se il sistema immunitario è compromesso, in alcune persone che sperimentano periodi di rabbia intensa e prolungata, allora può esistere un legame più generale tra questa forma di rabbia e l'insorgenza di un tumore.
Eppure, in un grande studio di oltre 9 anni, non sono state tracciate relazioni significative tra i livelli riportati di rabbia ed il cancro al seno.
Vi era tuttavia un rapporto piccolo e statisticamente significativo rispetto ai tumori della prostata, del polmone e del colon-retto.
Bisogna essere quindi molto cauti nell'estensione di tali risultati, poiché la valutazione della rabbia ha riguardato solo se la rabbia fosse stata espressa o no. Non vi era alcuna misura dell'intensità o della longevità della rabbia.
La misurazione degli effetti negativi comprendeva diversi tipi di emozioni, non solo la rabbia.
L'associazione della soppressione della rabbia è stata inoltre studiata in relazione al cancro alla prostata.

Rispetto a quest'ultimo, i ricercatori Penedo, Dahn, Kinsinger, Antoni e Molton, hanno riportato una presenza più elevata della citotossicità delle cellule natural Killer (NK) quando la rabbia non è stata soppressa in un campione di 61 uomini.
Per una chiarezza espositiva, le cellule natural killer sono linfociti del sistema immunitario che sono coinvolte nelle prime difese sia contro le cellule allogeniche e le cellule autologhe sottoposte a varie forme di stress, come infezioni da virus, batteri, parassiti o trasformazioni maligne.
Sebbene tali cellule non esprimano recettori classici di antigeni della famiglia del gene dell'immunoglobulina, come gli anticorpi prodotti dalle cellule B, o dal recettore delle cellule T, sono comunque dotati di diversi recettori il cui impegno consente loro di discriminare le cellule target e non-target.
Il meccanismo delle cellule natural killer è lo stesso usato per le cellule citotossiche T generate in una risposta immunitaria adattiva; i granuli citotossici rilasciati sulla superficie della cellula bersaglio legata, insieme alle proteine efficaci che contengono, penetrano la membrana cellulare e inducono la morte cellulare programmata.
Fino ad oggi, vi sono pochi studi sul legame tra rabbia e cancro; la ricerca fino ad ora ha suggerito un legame, in particolare per quanto riguarda la rabbia intensa e persistente che viene soppressa.
Tale collegamento non suggerisce un'associazione generale tra la rabbia soppressa e tutti i tipi di tumore, ma può essere implicata in alcuni tipi di cancro quali il cancro al seno ed i tumori della prostata, del polmone e del colon-retto.
Forse è giunto il momento per la medicina e la psicologia di unirsi in un nuovo angolo nella lotta contro il tumore, continuando ad esaminare il collegamento tra rabbia e cancro.
Questo potrebbe così diventare una parte della gestione e prevenzione del cancro, almeno per alcune tipologie di cancro e per quele persone che hanno una storia familiare di questi.
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)