Scoperto un nuovo neurone: il Rosehip neuron
Il nuovo neurone è stato nominato “Rosehip neuron”, grazie al suo aspetto cespuglioso. La cellula cerebrale, con le sue uniche espressioni genetiche, la sua forma particolare e le diverse connessioni con altri neuroni, non è mai stata descritta fino ad oggi e, per di più, non è presente nel soggetto sperimentale preferito dai neuroscienziati: il topo.
I neuroscienziati dell'Allen Institute for Brain Science di Seattle hanno fatto una scoperta: un nuovo tipo di cellula cerebrale umana.
Un gruppo internazionale di ricercatori ha pubblicato la scoperta il 27 agosto di quest'anno sulla rivista “Nature Neuroscience”.
“E' molto folto”, ha asserito Trygve Bakken, uno degli autori principali dello studio.
Solitamente, i neuroni hanno rami lunghi chiamati dendriti che ricevono segnali da altri neuroni. Nel Rosehip neuron, questi dendriti sono “molto compatti con molti punti di ramificazione, quindi, ricorda un po' una rosa che ha perso i petali.”
A questo si aggiunge anche l'esistenza di grandi bulbi all'estremità dei loro assoni che rilasciano neurotrasmettitori o segnali chimici ad altri neuroni, ha proseguito Bakken.
La nuova scoperta è il risultato di una collaborazione tra il team di Bakken ed il gruppo di ricercatori dell'Università di Szeged in Ungheria.
Entrambi i team hanno identificato in modo indipendente i neuroni dall'aspetto distintivo e, quando hanno appreso di osservare entrambi la stessa cosa, hanno deciso di lavorare insieme.
I ricercatori dell'Allen Institute hanno documentato il nuovo neurone esaminando il tessuto cerebrale di due uomini di mezza età deceduti.
Quando i ricercatori hanno esaminato i geni del nuovo neurone in questo tessuto post-mortem, hanno scoperto che i neuroni agivano in modo diverso.

“Vi sono un certo numero di geni che vengono attivati solo in quella cellula e non in altre”, ha riferito Bakken.
Nel frattempo, il team in Ungheria ha documentato ulteriormente il Rosehip neuron studiando l'attività elettrica e le forme dei neuroni nel tessuto cerebrale rimosso dal cervello di persone dopo un intervento chirurgico e mantenuti in vita grazie ad una soluzione chimica.
Un neurone raro
Una ragione per cui il nuovo neurone è sfuggito ai neuroscienziati per così tanto tempo, probabilmente, è perchè le cellule sono molto rare nel cervello.
Un'altra ragione, ha aggiunto Bakken, è perchè il tessuto cerebrale umano è difficile da studiare per gli scienziati. Infatti, nello studio, i ricercatori hanno esaminato solo uno strato del cervello.
È possibile, tuttavia, che questi neuroni possano essere trovati anche in altri strati, ha proseguito Bakken.
Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che i rosehip neuron costituiscono circa il 10% del primo strato della neocorteccia, la parte più recente della corteccia coinvolta nella vista e nell'udito.
Hanno anche scoperto che questi neuroni si connettono ad altri neuroni chiamate cellule piramidali, un tipo di neurone eccitatorio che costituisce i due terzi di tutti i neuroni della corteccia.
La piena estensione della relazione dei nuovi neuroni con quelli piramidali non è ancora chiara, ma i ricercatori hanno scoperto che i rosehip neuron fungono da neuroni inibitori, frenando l'attività di altri neuroni.
“Hanno il potenziale di mettere un freno all'eccitabilità dei neuroni piramidali”, ha affermato Bakken, ma le modalità con cui tale inibizione influenza il comportamento del cervello resta ancora poco chiaro.
L'assenza nei topi
Tutti i mammiferi hanno una corteccia, ed al suo interno una neocorteccia. Ma vi sono circa “mille volte più cellule nella corteccia umana rispetto al topo”, ha affermato Bakken.
In altre parole, costituisce una parte molto più grande del nostro cervello rispetto al topo.
“Trovare tipologie di cellule che sono unicamente umane, aiuta la nostra comprensione delle differenze fisiologiche sottostanti le nostre capacità cognitive superiori, suggerendo così informazioni preziose sulle strategie di trattamento per i disturbi legati al cervello”, ha riferito Blue B.Lake, scienziato del dipartimento di bio-ingneneria dell'Università di San Diego, Caligornia.
L'assenza del rosehip neuron nel cervello dei topi potrebbe servire come promemoria per ricordare che i risultati di alcuni studi sul cervello condotti su ratti non possono essere riferiti automaticamente anche all'uomo.
“I topi sono stati un meraviglioso modello organico per capire come funzionano i cervelli in generale e possono aiutarci a capire come funzionano i cervelli umani”, ha affermato Bakken.
“Ma penso di trovare una parte di quel circuito che non si vede in un topo, indicandomi così la necessità di studiare il tessuto umano reale”.
Esistono abbastanza parti del cervello conservate tra topi, umani e altri mammiferi tale per cui le persone possono fare “inferenze su cose che apprendiamo nel topo e, almeno, ipotizzare che qualcosa di simile possa accadere nel cervello umano”.
“Tuttavia, le cose presenti nel cervello umano non necessariamente le possiamo trovare nel cervello dei topi”, ha concluso l'autore dello studio.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro