Tatuaggi e piercing: espressione di sé o auto-mutilazione?
Dalla moda alla trasgressione: il corpo come nuovo canale di comunicazione!
La cultura contemporanea ha abbracciato il mondo dei tatuaggi e dei piercing, coinvolgendo sia adolescenti che adulti e presentandola come una nuova forma di auto-espressione.
Le icone del mondo dello sport, del rock, così come attori e vip televisivi, sono spesso ricoperti di tatuaggi e piercing, ma tale manifestazione può essere correlata al fatto di essere sempre sotto l’occhio dei riflettori, con l’obiettivo di attirare l’attenzione su di sé.
Un recente articolo ha presentato il caso di una giovane donna che si è tatuata 56 stelline sul proprio viso, quando in realtà ne aveva richieste soltanto tre; a partire da tale evidenza, alcuni autori si sono chiesti se questo fenomeno, così come il farsi più tatuaggi o piercing, sia in realtà una forma socialmente sanzionata di auto-mutilazione?
L’American Academy of Child and Adolescent Psyhiatry rilasciò, nel 1999, una dichiarazione in cui sottolineava come il farsi “eccessivi tatuaggi e piercing, insieme ad altre pratiche come bruciarsi, sbattere la testa e tagliarsi” potevano essere lette anche come possibili forme di auto-mutilazione.
Nonostante tale asserzione possa risultare allarmista, in realtà, altre riviste scientifiche sono giunte alla stessa conclusione, come ad esempio il Journal of Psychosomatic Research, il Journal of Adolescent Health, il Deviant Behavior, e via dicendo; all’interno dei diversi articoli si sottolineava la relazione tra tatuaggi/piercing e assunzione di comportamenti a rischio e talvolta letali, come disturbi alimentari, disprezzo verso di sé, abuso di sostanze, depressione e alienazione sociale.
Queste scoperte e interpretazione potrebbero essere valide, soprattutto per i campioni che sono stati reclutati all’interno dei diversi studi.
Vi sono sicuramente persone che amano tatuarsi immagini “positive”, come farfalle, rose e cuori, ma anche immagini “negative” come teschi, demoni e svastiche.
Vi sono poi coloro che hanno cambiato quasi completamente il proprio aspetto tatuandosi il viso con baffi e occhi di gatto, oltre a modellare i propri denti per renderli più affilati.
Infine, ci sono altri casi, in cui si ricorre a modificazioni chirurgiche per impiantarsi oggetti metallici sotto pelle.
Le istanze di automutilazione legate ai piercing, riguardano invece la possibilità di “bucare” qualsiasi parte del corpo, dalle narici, alla lingua, alla pancia, ai lobi delle orecchie, alle sopracciglia, ai capezzoli, genitali e così via.
Ovviamente, tutte queste “ferite”, dipendono, in misura maggiore o minore, a seconda del posto in cui si pratica il tatuaggio o il piercing, e dalla quantità di tempo in cui il corpo è esposto a pratiche che arrecano dolore per il raggiungimento del risultato finale.
Si potrebbe pensare, però, che un piccolo tatuaggio o un semplice anellino, non possano essere paragonati a comportamenti ripetitivi di auto-mutilazione o auto-punizione, come il procurarsi ferite, correre su strada con la macchina, o tutta una serie di altre attività che possono mettere a rischio l’incolumità della vita stessa.
Alla luce di ciò è importante quindi chiedersi se possano esistere spiegazioni alternative e meno patologiche per questo “tsunami” che potrebbe rasentare l’auto-mutilazione!?
Guardando al fenomeno da un lato positivo, forse i tatuaggi e i piercing sono semplicemente forme alternative di esprimere sé stessi, una moda promossa dalla società, una scelta consapevole o a volte inconsapevole, che abbatte l’anonimato.
Forse, come potrebbero obiettare gli autori post-moderni, questa auto-marchiatura è solo un mezzo per affermare padronanza e controllo sul proprio corpo, una forma di ancoraggio a sé stessi, o un periodo della vita in cui l’unica costante è il cambiamento.
Forse non è un auto-mutilazione, ma piuttosto una valorizzazione di sé e l’ornamento potrebbe quindi rappresentare un mezzo per affermare la propria esistenza, come a voler dire “io esisto”.
Non bisogna nemmeno tralasciare la visione socio-antropologica che i tatuaggi e i piercing possano dimostrare affiliazione o essere un rito di passaggio.
Per alcuni può essere una semplice scarica di adrenalina che accompagna una scelta personale o anche un momento di dolore fisico su cui voler esercitare auto-controllo.
In ogni caso, siamo noi a decidere per noi stessi!
Tratto da PsychologyToday
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)