Trovato un meccanismo cerebrale che potrebbe prevenire il disturbo bipolare
Il team di ricerca della Icahn School of Medicine di New York, guidato dalla Dottoressa Sophia Frangou, ha scoperto che molti fratelli di persone con disturbo bipolare, che presentano un alto rischio genetico per il disturbo, sono resi resilienti da un meccanismo adattivo del cervello, caratterizzato da livelli più alti di attività nella Default Mode Network.
Le persone con disturbo bipolare sono soggette a cambiamenti dell'umore estremi, dal sentirsi “eccessivamente bene” a sentirsi “assolutamente giù di morale”.
Tra le caratteristiche del disturbo, gli individui sperimentano anche fluttuazioni anomale nei loro livelli di energia, che possono portare a pattern di attività distruttivi.
Negli Stati Uniti, la prevalenza annuale del disturbo bipolare tra gli adulti è di circa il 2,6%. Il National Institute of Mental Health (NIMH) ha identificato tre fattori principali che espongono le persone al rischio di disturbo bipolare: fattori genetici, fattori ambientali e cambiamenti nel cervello.
Avere parenti di primo grado con disturbo bipolare presenta un rischio 13 volte maggiore di sviluppare il disturbo, secondo alcuni studi.
Tuttavia, molti fratelli di persone con disturbi bipolare non sviluppano il disturbo, nonostante, geneticamente, presentino un così alto rischio.
Recentemente, un team di ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai di New York, guidato dalla Dottoressa Sophia Frangou, ha cercato di rivelare la ragione alla base della resistenza tra fratelli al disordine, nel tentativo di verificare se questo potrebbe aiutare a sviluppare migliori interventi preventivi.
Questo nuovo studio si basa su precedenti ricerche condotte da altri scienziati negli ultimi anni.
“Negli ultimi 5 anni, abbiamo fornito prove del fatto che il cervello di individui ad alto rischio per il disturbo bipolare mostra cambiamenti adattivi – legati ala resilienza - che li mantengono sani nonostante il loro rischio genetico”, ha affermato la Dottoressa Frangou.
“Il presente articolo ha quindi l'obiettivo di estendere questa ricerca nel tentativo di evidenziare che questi cambiamenti adattivi sono anche rilevabili nell'architettura funzionale del cervello di individui resilienti”.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati nella rivista “American Journal of Psychiatry”.
Resilienza e la Default Mode Network
I ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per esaminare l'attività cerebrale di 78 persone con diagnosi di disturbo bipolare, oltre a 64 dei loro fratelli che non avevano sviluppato il disturbo e 41 partecipanti sani che non avevano nessun legame di parentela.
Si è scoperto che il cervello dei fratelli mostrava una maggiore iperconnettività nella rete sensomotoria, ossia quel network cerebrale interessato nel percepire sensazioni e coordinare il movimento.
Ciò che è stato più interessante è che l'iperconnettività è stata anche notata nella Default mode network (DMN) dei fratelli monitorati, che ha controbilanciato l'attività anomala nella rete sensomotoria.
L'iperconnettività in tale area era assente nel cervello dei partecipanti con disturbi bipolare, suggerendo che questo era ciò che rendeva i loro fratelli resilienti alla condizione.
In termini generali, la Default mode network potrebbe essere descritta come una rete di regioni cerebrali che interagiscono tra loro anche quando altre regioni cerebrali sono a riposo.
Come ha spiegato la Dottoressa Frangou, “La default mode network è considerata la spina dorsale funzionale del cervello, la rete è più attiva durante il pensiero spontaneo e rappresenta la configurazione di base del cervello”.
“La DMN”, prosegue, “contribuisce e facilita i cambiamenti nella configurazione funzionale quando passiamo da pensieri spontanei ad altri tipi di compiti; quindi lo studio mostra che la resilienza è associata a cambiamenti adattivi del cervello nella rete principale del cervello”.
Il team di ricerca spera che la loro scoperta possa aprire nuove strade per la ricerca sui rispettivi meccanismi cerebrali che promuovono o sono resistenti al disturbo bipolare.
Se un'attività più forte nella Default Mode network è ciò che garantisce ad alcuni fratelli di persone con disturbi bipolare la loro resistenza al disturbo, allora sperano che, scoprendo le specifiche di questo meccanismo, possano essere in grado di migliorare la plasticità sia della DMN che del newtork sensomotorio in individui inclini al disturbo bipolare.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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