Un piccolo bagliore per una vista migliore.
I ricercatori hanno dimostrato che stimolare il cervello con l’elettricità può acuire temporalmente la vista.
Secondo uno studio, effettuato dalla Vanderbilt University, e pubblicato su “Current Biology”, stimolare la corteccia visiva del cervello per venti minuti con una corrente elettrica di media intensità può migliorare la vista per circa due ore. Non solo: coloro che hanno dei problemi più gravi avrebbero un miglioramento maggiore.
“E’, in effetti, un’idea veramente semplice”, ha spiegato il Dr. Geoff Woodman, professore associato di Psicologia e coautore dello studio. “Questo tipo di stimolazione può migliorare l’elaborazione cognitiva in altre aree cerebrali, quindi, se la applichiamo anche per il sistema visivo, possiamo migliorarne l’elaborazione degli input? Possiamo rendere migliore la visione di qualcuno, senza intervenire sull’occhio, come fanno la tecnica Lasik o l’uso degli occhiali, ma direttamente ad un livello superiore?”
Lo studio.
A venti soggetti giovani e sani, con una vista nella norma o quasi, fu chiesto di valutare la posizione relativa di due linee verticali identiche, giudicando se essere erano perfettamente allineate o in contrasto.
Questo test si è rivelato più sensibile della classica tabella oculistica ed ha fornito ai ricercatori delle misurazioni molto precise dell’acuità visiva di ogni soggetto.
I ricercatori, poi, hanno fatto passare una corrente elettrica molto leggera attraverso l’area posteriore del cervello, ovvero quella che processa l’informazione visiva.
Dopo venti minuti, ai soggetti fu chiesto di ripetere il test e circa il 75% di loro ha mostrato un miglioramento tangibile.
Considerazioni aggiuntive.
I ricercatori hanno eseguito diverse variazioni di questo esperimento, per verificare, rispettivamente, gli effetti di livelli diversi di intensità, direzioni della corrente e posizioni dell’elettrodo. Quest’ultima prova, in particolare, fu importante perché ha confermato che gli elettrodi devono essere posizionati, nello specifico, sul centro dell’elaborazione visiva del cervello, per influenzare la vista dei soggetti.
Essi, inoltre, hanno studiato se lo stimolo cambiava la velocità con la quale il cervello elaborava l’informazione visiva e se la stimolazione migliorava anche la loro sensibilità al contrasto, intesa come la capacità di discriminare tra diverse sfumature di grigio.
In questo esperimento, gli studiosi rilevarono un cambiamento della sensibilità al contrasto solo per quelle frequenze che erano associate anche con l’acuità visiva, indicando, quindi, che era solo quest’ultima ad esserne influenzata.
L’autore principale di questo studio, il Dr. Robert Reinhart, assistente professore nel Department of Psychological and Brain Sciences alla Boston University, ha aggiunto che questi risultati hanno implicazioni interessanti per il futuro della scienza. “Ora abbiamo nuovo materiale, prezioso per testare le domande fondamentali su come funziona il sistema visivo”, ha spiegato il ricercatore.
Le implicazioni nel mondo reale.
Per il loro ultimo esperimento, i ricercatori vollero vedere se il miglioramento emerso nella prima prova era abbastanza significativo anche in un compito del mondo reale, ovvero leggere una tabella oculistica standard.
Essi hanno trovato che gli effetti della stimolazione miglioravano la visione dei soggetti da 1 a 2 lettere in media, anche se il Dr. Reinhart aveva notato una significativa variazione tra i soggetti.
“Abbiamo visto che coloro che arrivavano con una vista più bassa, avevano questi salti evidenti, mentre coloro che arrivavano con una vista eccellente non mostravano cambiamenti”, ha spiegato lo studioso.
Concludendo.
Il Dr. Reinhart ha ipotizzato che tutti questi risultati possano essere spiegati in diversi modi. L’idea prevalente è che la corrente possa semplicemente incrementare i segnali visivi, tanto che alcuni neuroni possono elaborarli più velocemente, ma potrebbe essere possibile anche che essa, essenzialmente, inietti un rumore bianco nel sistema visivo, attutendo le informazioni estranee, e permettendo, quindi, al cervello di catturare più facilmente quelle visive.
I ricercatori sottolineano, comunque, che c’è bisogno di effettuare ulteriori studi in un contesto clinico, per garantire la sicurezza della procedura e fare in modo che le persone coinvolte non provino mai a replicare l’esperimento a casa.
Fonte: ScienceDaily.com
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)