Uomini e anoressia nervosa
Sistema familiare, genitori iperprotettivi, immagine corporea, aspetti culturali e aspetti psicodinamici dell'anoressia nervosa in soggetti di sesso maschile.
Quando si parla di Disturbi del comportamento alimentare, la letteratura sottolinea come l'ambiente familiare sia altamente coinvolto nella genesi del disturbo.
Solitamente, le madri di pazienti affette da anoressia nervosa si presentano come invadenti e controllanti, mentre i padri completamente disimpegnati.
In tal senso, le ragazze non crescono in modo autonomo e indipendente.
Gli stereotipi che riguardano però l'anoressia sono tanti; tra questi, uno riguarda la convinzione che l'anoressia si manifesti esclusivamente tra donne e ragazze.
Un'altra è che le famiglie, ed in particolare le madri, siano le principali responsabili dello sviluppo del disturbo. In realtà, la situazione è molto più complicata.
Le teorie tradizionali affermano che i “problemi familiari” fanno parte di ciò che provoca l'anoressia sia nei maschi che nelle femmine.
È vero che la maggior parte delle famiglie di individui aventi tale psicopatologie condividono alcune caratteristiche.
La prima esposizione agli aspetti sociali del cibo avviene infatti nella famiglia, quindi non sorprende che alcuni fattori familiari siano strettamente correlati allo sviluppo dell'anoressia.
Purtroppo, la ricerca si è concentrata esclusivamente sulle famiglie delle ragazze adolescenti, in particolare sulla relazione madre-figlia, escludendo i nuclei familiari in cui erano presenti i figli maschi.
La ricerca esistente sulle famiglie di uomini o ragazzi affetti da anoressia è abbastanza limitata e inconcludente; si è osservato che i ragazzi con anoressia sperimentano meno indipendenza e autonomia.
In alcuni casi, i genitori sono eccessivamente controllanti e protettivi. Poiché i ragazzi con genitori iperprotettivi non riescono a sviluppare quella fiducia necessaria per un comportamento indipendente e autonomo, lottano con le esigenze adolescenziali e possono sviluppare l'anoressia come conseguenza.
In altri casi, si è invece osservato che le aspettative eccessive dei genitori possono svolgere un ruolo significativo.


All'interno di uno studio, diversi ragazzi con anoressia nervosa riportavano che i propri padri erano stati fortemente pressanti per farli eccellere nello sport o per ottenere un fisico tonico e muscoloso.
Tuttavia, è essenziale ricordare che ogni persona è unica; mentre le dinamiche familiari possono contribuire sostanzialmente allo sviluppo dell'anoressia in alcuni uomini e ragazzi, in altri casi bisogna considerare altri fattori.
Da un punto di vista cognitivo ed affettivo, il significato che i pazienti attribuiscono a se stessi e agli altri, nonché il loro comportamento è spesso intrecciato con la loro lotta contro l'anoressia nervosa.
Schilder è stato il primo a considerare l'esperienza corporea da un punto di vista sociologico e psicologico, definendo l'immagine del corpo come l'immagine che ognuno di noi forma di sé stesso nella propria mente.
Secondo questa definizione, l'immagine corporea è quindi soggettiva e può essere scarsamente correlata all'esperienza corporea e l'aspetto esteriore.
Diversi studi hanno osservato che gli ideali corporei dei maschi con anoressia nervosa li porta a percepirsi, di quasi il doppio, più grassi di come erano in realtà, rispetto al gruppo di controllo.
Potrebbe pertanto rendersi necessaria una rielaborazione circa le percezioni del loro corpo.
L'immagine corporea è inoltre mediata da fattori sociali e culturali; Garfinkel e Garner hanno scoperto che l'esperienza sociale incoraggia una forma sottile del corpo nelle donne affette da anoressia nervosa.
Attualmente, le prove suggeriscono sempre più che il modello sociale attuale incoraggia un modello di forma corporea problematica anche nei ragazzi.
Nella cultura popolare, i corpi maschili sono presentati come tonici e muscolosi; il numero delle riviste che enfatizzano l'importanza del corpo maschile è aumentano notevolmente.
Mentre questi cambiamenti socioculturali hanno preso piede, i giovani uomini e ragazzi hanno iniziato a sperimentare una crescente insoddisfazione del corpo.
L'aumento di tale insoddisfazione può quindi essere correlata ad una maggiore esposizione dell'ideale corporeo promosso dalla cultura popolare.
Da un punto di vista psicodinamico Hilde Bruch è stata la prima autrice a descrivere l'anoressia nervosa in termini di relazioni oggettuali.
Come risultato, le formulazioni psicodinamiche moderne sull'anoressia nervosa chiamano in causa i disturbi nella relazione precoce tra madre e figlia, come elemento predisponente allo sviluppo dell'anoressia durante l'adolescenza.
La Bruch sosteneva che il troppo coinvolgimento genitoriale nella vita del figlio prendesse parte a questo sviluppo.
Secondo l'autrice, i bambini che crescono attraverso dinamiche di questo tipo riescono a funzionare bene fino a quando una situazione non richiede un processo decisionale indipendente ed un comportamento autonomo.


La Bruch osservò che i ragazzi con anoressia nervosa erano quasi sempre orientati al successo e alla realizzazione; tuttavia, l'anoressia nervosa iniziò a manifestarsi quando si sentivano minacciati o quando cominciavano a nutrire dubbi sulla propria competenza.
A questo punto, la malattia assolveva una funzione adattiva, come uno sforzo per farsi carico di se stessi attraverso un controllo esercitato sul corpo.
Tuttavia, i cambiamenti corporei e la sua dimensione non potevano fornire un vero e proprio senso di identità auto-diretta, e la loro ricerca di magrezza diveniva così sempre più frenetica ed estrema.
Allo stesso tempo, il cercare di “auto-governarsi” si tramuta in un comportamento opposto che, a livello simbolico, distrugge la relazione simbiotica tra il genitore e il bambino.
L'auto-governarsi diviene un tentativo sia di sviluppare l'autonomia che di difendersi dall'invadenza materna.
Il perfezionismo è anche caratteristico dei disturbi alimentari e si pone come fattore di rischio per lo sviluppo di anoressia nervosa sia negli uomini che nelle donne.
Sterling e Segal hanno suggerito che gli alti livelli di perfezionismo riscontrati in un campione di 24 maschi anoressici erano maggiormente associati a comportamenti di digiuno nelle loro storie personali.
Il conflitto sull'identità sessuale può inoltre svolgere un ruolo nel maschio anoressico; in diversi studi come quello di Herzog, Norman, Gordon e Pepose si osservò che nei maschi affetti da disturbi alimentari la probabilità di non avere rapporti sessuali era significativamente elevata.
La maggior parte degli adolescenti affetti da tale condizione perde infatti il desiderio e l'eccitazione sessuale.
In parte, questo è il risultato di una diminuzione dei livelli di testosterone e altri ormoni correlati all'attività sessuale, ma in parte è anche legato ad una diminuzione dell'interesse circa un aspetto relazionale ed intimo che li coinvolge in prima persona e per i quali si sentono insicuri.
Dal punto di vista terapeutico, i trattamenti familiari per l'anoressia hanno dimostrato che le famiglie rappresentano una risorsa immensa nel recupero dei propri figli dalla patologia.
Ad esempio, un trattamento basato sulla famiglia, all'Ospedale Maudsley di Londra, coinvolge i genitori i quali, svolgendo un ruolo attivo e positivo, aiutano i loro figli a ritrovare normali livelli di peso e sviluppare abitudini alimentari sane e autonome.
È quindi essenziale riconoscere che la maggior parte delle famiglie desidera il meglio per i propri figli e, con l'aiuto di professionisti qualificati, può essere più semplice il recupero.
Il presente articolo ha quindi tentato di riconoscere l'esistenza di un numero significativo di adolescenti maschi che lottano con l'anoressia nervosa.
Le informazioni qui presentate vogliono pertanto porsi come una possibilità di lettura per quei clinici che possono confrontarsi con pazienti di questo tipo.
Tratto dalla rivista “Eating Disorders”
(Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)