Uso di Facebook e aumento del volume di materia grigia nel cervello
Secondo una nuova ricerca di neuroimaging, pubblicata sulla rivista "Social Neuroscience", trascorrere del tempo su Facebook è associato ad un aumento del volume di materia grigia nelle strutture cerebrali legate all'elaborazione di informazioni sociali.
“Ho lavorato sul 'lato oscuro' dell'uso eccessivo di tecnologie per circa un decennio”, ha affermato Ofir Turel dell'Università della California del Sud, nonché autore dello studio.
“Quello che i miei colleghi ed io abbiano notato in una sequenza di studi è che l'uso eccessivo dei social media può essere associato ad un cambiamento nella morfologia del cervello che per alcuni aspetti assomiglia a quella di soggetti che fanno uso di sostanze, ma differisce anche da essa lungo altre dimensioni”.
“Quello che mancava era capire come l'uso normale e non eccessivo dei social media - che è qualcosa di probabilmente più prevalente dell'uso eccessivo - possa essere associato alla morfologia cerebrale. Pertanto, il presente studio ha cercato di colmare questa lacune”, ha proseguito l'autore.
In alcuni studi precedenti, il Dottor Turel aveva osservato che i livelli, da bassi a moderati, di uso di videogiochi erano associati a effetti positivi su vari aspetti della vita, mentre il gioco eccessivo a esiti negativi.
“Quindi ho pensato che fosse possibile che lo stesso accadesse con l'uso dei social media ed il cervello - può essere associato a cambiamenti cerebrali positivi a livelli normali, ma diventare negativi se utilizzato in modo eccessivo”.
In un sondaggio iniziale di 276 utenti di Facebook, Turel ed i suoi colleghi hanno confermato che le persone che hanno trascorso più ore a interagire sui social network hanno riferito di aver visto più volti e hanno dovuto interpretare le espressioni facciali più spesso.

“La socializzazione è cambiata per molte persone; si è passati da un'interazione faccia a faccia o tramite telefono venti anni fa, ad un'interazione digitale costante tramite i siti di social network”, ha detto il Dottor Turel.
“Ciò significa che gli utenti delle piattaforme digitali, in media, sono ora esposti a molte altre situazioni sociali. Devono riconoscere i membri dei gruppi sociali online, recuperare le associazioni semantiche annesse e interpretare i loro stati e le loro motivazioni”.
I ricercatori hanno quindi utilizzato la risonanza magnetica per esaminare la struttura cerebrale di 33 utenti di Facebook.
Turel ed i suoi colleghi hanno scoperto che il tempo trascorso su Facebook era correlato positivamente al volume della materia grigia nel giro posteriore destro e sinistro, nel giro medio temporale e nel giro fusiforme posteriore sinistro.
In altre parole, le persone che passavano più tempo su Facebook tendevano ad avere maggiori volumi di materia grigia in queste regioni cerebrali rispetto a quelli che passavano meno tempo su Facebook.
Queste regioni cerebrali sono coinvolte in compiti semantici-sociali, come “riconoscere i membri dei gruppi sociali, recuperare associazioni semantiche e interpretare i loro stati e le loro motivazioni”, ha spiegato il Dottor Turel.
“La dimensione di queste regioni è positivamente associata al livello di utilizzo dei social media. Su una scala più ampia, ciò significa che potrebbe essere possibile (dopo aver stabilito la causalità direzionale) impiegare un uso dei social media (basso-moderato) per promuovere il recupero neuronale in tali regioni”, ha proseguito l'autore.
La riduzione del volume di queste regioni è associata, ad esempio, alla schizofrenia, caratterizzata da un comportamento sociale ridotto e disfunzionale. Quindi, l'uso moderato dei social media può aiutare le persone con un comportamento sociale non ottimale a migliorare i processo semantico-sociali del cervello.
Tuttavia, i ricercatori hanno ancora bisogno di stabilire che un maggior uso di Facebook causi un aumento dei volumi di materia grigia in queste regioni del cervello.
“Come ogni ricerca, questo studio ha diverse limitazioni; il principale di questo è la natura correlazionale. Pertanto non possiamo determinare una causalità direzionale. Non possiamo dire che l'uso dei social media abbia determinato, in modo esclusivo, questi cambiamenti cerebrali, o che le differenze sottostanti del cervello guidino i diversi livelli di utilizzo dei social media”.
Ciò che è bene precisare è che la tecnologia produce sempre risultati duali, cioè effetti positivi e negativi sulle nostre vite.
L'uso dei social media, come l'uso di molte altre tecnologic, può avere effetti negativi quando è fatto in modo eccessivo o improprio e irresponsabile, come ad esempio mentre si guida.
“Tuttavia, è anche possibile che produca effetti positivi quando l'uso è normale. Questo studio ha presentato un primo passo verso lo studio di possibili associazioni con cambiamenti cerebrali positivi. Pertanto, è necessario muoversi in questa direzione, al fine di delineare al meglio le associazioni tra l'uso di piattaforme digitali ed il cervello”, ha concluso l'autore.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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