Enuresi notturna nei bambini: cosa c’è dietro?

Il fenomeno della pipì a letto è un disturbo notevolmente diffuso, pensate che tra il 5 ed il 10% dei bambini ha regolarmente questo problema durante la notte. L’età in cui questo si verifica, solitamente, è quella dei 7 anni ma, in alcuni casi, il fenomeno può persistere anche nell’adolescenza ed arrivare persino all’età adulta. Il nome scientifico è “enuresi notturna“, in quanto, durante il giorno, il bamibino è già da diverso tempo capace di capire quando ha urgenza di urinare. In questo caso, invece, si tratta di ogni perdita involontaria che si verifica durante il sonno, in cui, di fatto, il soggetto non ha coscienza di quello che sta facendo e non si rende conto di dover andare al bagno.

Cause e rischi

Nella stragrande maggiornaza dei casi, il fenomeno avviene a causa della difficoltà a riconoscere lo stimolo che dà il corpo quando ha bisogno di urinare. In molti altri episodi, però, vi è anche una capacità insufficiente da parte della vescica (quindi come se fosse effettivamente più piccola del dovuto) e da una sovrapproduzione di urina durante la notte; poliuria notturna. Diversamente da come si pensa, infatti, dietro questo genere di problema non si celano disturbi psicologici; al contrario esso potrebbe esserne la causa specialmente per quanto riguarda i livelli di autostima del bambino, della fiducia che esso ha in sè stesso e delle proprie capacità effettive. In questo caso, però, un sollievo deriva dal fatto che una volta risolto il problema, tutto dovrebbe ritornare nella norma.

In casi più particolari e, nello specifico quando l’enuresi inizia tardivamente, vi è un maggior rischio di problemi comportamentali come la Sindrome del deficit dell’attenzione ed iperattività (ADHD). Casi del genere, ad ogni modo, richiedono uno studio ed un’eventuale analisi del problema psicologico indipendentemente dal problema dell’enuresi. Anche se il bambino non lo manifesta, il senso di malessere e l’imbarazzo che prova sono notevoli; dunque la prima cosa da non fare sicuramente è lasciarsi preda di reazioni fin troppo negative nei suoi confronti. Se vostro figlio bagna il letto a causa di questo problema, non è colpa di nessuno, nè sua nè vostra; e questo è un concetto che si deve tenere bene a mente.

Come agire

La prima cosa da fare è quella di dare una piccola dose di ottimismo al bambino, aiutarlo a non sentirsi solo e combattere quella che potrebbe essere la nascita di un senso di colpa. Un modo per farlo, ad esempio, potrebbe essere quello di dirgli che, probabilmente, nella sua scuola o magari anche nella sua classe qualcuno potrebbe avere lo stesso problema durante la notte. L’apprendimento del concetto aiuta a rimuovere la vergogna che c’è dietro al gesto involontario. Da lì, il prossimo passo, ossia quello della motivazione maggiore da parte di vostro figlio ad affrontare e risolvere il problema, cresce e lo aiuta ad impegnarsi per rendere l’episodio sempre meno frequente.

Alcuni buoni consigli oltre al trattamento comportamentale a sostegno del bambino, sono quello di incentivare la buona abitudine di bere appena svegli, controllare che ci sia uno svuotamento intestinale costante ed evitare bevande gassate e caffeina nel pomeriggio. Ultimo ma non per importanza, chiaramente, vi è il l’incentivo di mandare il bambino a fare pipì appena prima di mettersi a letto. Ad ogni modo, se doveste notare che non vi sono cambiamenti evidenti ed episodi del genere vanno ad incrementare piuttosto che ad affievolirsi, non esitate a parlarne con il pediatra; egli saprà indirizzarvi sapientemente verso la diagnosi più adeguata alle caratteristiche del vostro caso.