Cos’è la medicina psicosomatica e quando si mette in atto

La psicosomatica è quella parte della medicina che incontra la psicologia clinica. In quest’ambito, entrambe le branche si uniscono per iniziare la ricerca di un disturbo somatico e la sua probabile natura psicologica. Somatizzare un fenomeno, in effetti, porta l’organismo alla comparsa e successivo sviluppo di sintomi fisici veri e propri ricorrenti. Alcuni esempi di sintomi scaturiti da un problema psicologico sono la fatica alla respirazione in totale assenza di sforzo fisico, disturbi intestinali come colite, diarrea, nausea e vomito; oppure anche cefalee, dolori alle articolazioni, mal di schiena e disturbi mestruali fuori dal comune.

Tra i più gravi riscontrati, alcuni disturbi somatici sono anche un deficit della coordinazione e dell’equilibrio, vertigini e persino difficoltà a deglutire. Uno dei fattori più comuni che porta alla somatizzazione di un sintomo è l’ipocondria; ossia la paura costante di essere affetti da un grave malattia. Il soggetto afflitto da ipocondria, inoltre, è sempre portato ad effettuare continue analisi alla ricerca di eventuali problemi fisici riscontrati. Questo, nella maggior parte dei casi, può derivare da un’interpretazione errata dei sintomi riscontrati e porta, lentamente a sviluppare disturbi costanti come angoscia, esaurimento nervoso e la comparsa, come accennavamo prima, di veri e propri problemi fisici. La causa dell’origine del problema è ancora sconosciuta, ma, generalmente è associata a problemi di tipo psicologico quali ansia e depressione.

La psicosomatica: da Ippocrate ai giorni nostri

La psicosomatica, inoltre, non fa che sottolineare la presenza di una connessione tra la mente ed il corpo, definendoli strettamente collegati. Sin dai tempi antichi, la medicina umorale del filosofo Ippocrate, aveva decretato la malattia come responsabile dello squilibrio tra gli umori ed il corpo; la sua teoria, inoltre, fu ripresa anche da Galeno e diventò un punto diriferimento per tutto il Medioevo ed il Rinascimento. Ai giorni nostri, l’analisi di questo disturbo, è attenzionata con più cura dal punto di vista psicologico. Attraverso la figura dello psicologo o, in casi più rilevanti, dello psicoterapeuta, si mira maggiormente ad indagare, con l’aiuto del paziente, su come egli vive la malattia, si cerca di instaurare una forma di dialogo e si prova ad interpretare come il paziente sta nel proprio corpo. Indubbiamnete si tratta di un percorso mentale che, come tutti quelli di questo tipo, non è da prendere alla leggera.